MARANO, DUE MESI DI COMMISSARIAMENTO: BILANCI, ASPETTATIVE, DIFFICOLTA’ E PRIMI PASSI

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Sono passati quasi due mesi dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Marano e dall’arrivo della commissione straordinaria. Due mesi in cui i commissari hanno aperto fascicoli, esaminato dossier, cercato di mettere ordine in un ente devastato da anni di cattiva amministrazione. Ma la verità – quella che giorno dopo giorno si svela agli occhi di chi ora regge le sorti della città – è che la realtà maranese è ben più complessa e degradata di quanto raccontato persino nella relazione ufficiale che ha portato allo scioglimento.

Non si tratta soltanto di “infiltrazioni” o “parentela sospetta” con ambienti criminali. È un problema strutturale, profondo, culturale, radicato nelle pieghe della burocrazia e dell’indifferenza. È il frutto di anni di cattive pratiche, di silenzi, di connivenze e di un’abitudine a considerare il male ordinario come qualcosa di inevitabile.

I commissari, probabilmente, non immaginavano di trovarsi davanti a una marea di irregolarità così ampia. Ogni giorno emergono nuovi faldoni, nuove carte, nuove zone d’ombra. È come svuotare il mare con un secchiello: quando pensi di aver finito, riaffiora sempre qualcosa.

Eppure, da anni – e Terranostranews lo ha scritto più volte, spesso in solitudine – i segnali c’erano tutti. Quando si parlava della possibilità dell’arrivo di una commissione d’accesso, la solita claque politica vicina al potere rideva, minimizzava, insultava. Qualcuno scriveva editoriali nei giornali amici del sindaco, per dire che “non c’erano i presupposti”. Poi, quando la commissione è arrivata davvero, si è provato a derubricare tutto a “vecchie storie” o “semplici parentele”.

Ma a Marano non è mai stato solo un problema di nomi o di parentele. È stato – ed è ancora – un problema di mentalità. Di una politica che non ha saputo distinguersi dall’apparato che avrebbe dovuto cambiare. Di consiglieri comunali di “maggioranza” e di “opposizione” che, spesso, hanno recitato lo stesso copione. Di chi ha preferito attaccare la stampa libera piuttosto che guardarsi allo specchio.

Oggi la commissione straordinaria si trova davanti a una montagna di emergenze: il cimitero comunale, il giudice di pace, il piano per gli insediamenti produttivi (PIP), l’appalto dei rifiuti, lo stadio, la gestione del personale. Settori paralizzati, con funzionari intoccabili e uffici bloccati da anni di immobilismo o paura.

E tuttavia, un primo segnale positivo è arrivato. Dopo diciassette anni di attesa, è stata finalmente firmata la convenzione con la cooperativa vincitrice del bando per la gestione dell’asilo nido comunale. Un risultato simbolico ma importante, che dimostra come, anche in mezzo al caos e alle macerie, qualcosa possa muoversi nella direzione giusta quando l’amministrazione pubblica torna a funzionare con trasparenza e responsabilità. E tra un po’ saremo a conoscenza anche del nuovo (finalmente) legale convenzionato dell’ente cittadino.

Sì, problemi simili esistono anche altrove. Ma altrove non c’è una stampa come quella di Marano. Altrove non c’è una Terranostranews, capace di raccontare ciò che altri preferiscono nascondere. A Giugliano, a Melito, a Mugnano, a Quarto o a Casavatore non esiste la stessa tenacia giornalistica. E questo, forse, è uno dei pochi antidoti che ancora tengono viva la speranza che qualcosa possa cambiare.

Ma Marano deve fare un passo in più. Deve cambiare mentalità. Deve capire che non è “sfortunata” né “nata sotto una cattiva stella”. È vittima di se stessa, di un sistema che si è autoalimentato, di una rassegnazione collettiva che ha permesso a tutto questo di prosperare.

Il commissariamento durerà molti mesi. Ma non basterà a risanare un Comune se i cittadini continueranno a pensare che la colpa sia sempre degli altri. Marano può salvarsi solo se ritroverà orgoglio civico, senso critico e la forza di pretendere trasparenza vera.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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