Spalletti, dal mito azzurro al nuovo capitolo bianconero: tra contraddizioni, vittorie e tante polemiche

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Luciano Spalletti alla Juventus. L’uomo delle mille contraddizioni. Colui che aveva giurato amore eterno al Napoli, promettendo di non indossare mai più una tuta diversa da quella azzurra, e che oggi, senza esitazione, volta pagina, smentendo tutto ciò che aveva proclamato con enfasi.

Le sue parole rimangono nella memoria come quelle di chi, dopo una grande storia d’amore, si lascia andare ai classici: “Non amerò mai più nessuno come te”, “Non mi metterò mai più con nessuno”. Frasi pronunciate con convinzione, ma destinate a svanire alla prima occasione utile. Così è stato anche per lui. Dopo aver parlato di un anno sabbatico, accettò subito la panchina della Nazionale, chiedendo al Napoli di essere liberato. Da quel momento in poi, un fiume di interviste, critiche, allusioni e punzecchiature a De Laurentiis, il presidente che lo aveva rilanciato e accompagnato verso la gloria dello scudetto.

Spalletti, invece di conservare con stile la memoria di quell’impresa, ha preferito alimentare la polemica, come se avesse bisogno di tenere vivo un risentimento personale. E col passare dei mesi, quel “fuoco” di accuse, quel continuo gettare ombre su De Laurentiis e, indirettamente, sul Napoli, ha iniziato a mostrare la sua vera natura. Perché in fondo, sotto la cenere di quelle parole, si intravedeva un velo di invidia. Rosicamento per ciò che stava accadendo? Una nuova eroica impresa scudetto targata Antonio Conte, che, contro ogni pronostico, stava riportando il Napoli a lottare per lo scudetto, costruendo una nuova epopea sportiva.

Conte, a differenza di Spalletti, non ha mai cercato la teatralità. Non ha mai recitato l’amore per la maglia, non ha mai promesso nulla. Non ha nascosto le proprie origini juventine, non ha saltato ai cori, non ha provato a ingannare nessuno. È arrivato in silenzio, ha rimesso ordine in una squadra smarrita, ha ricostruito la mentalità vincente con lavoro e rispetto. Ha restituito orgoglio e dignità, incarnando in pieno i valori di Napoli: sacrificio, serietà, coerenza.

E mentre Conte, con passo lento ma deciso, riportava la squadra sul tetto d’Italia, Spalletti moltiplicava le uscite polemiche. Un contrasto evidente, quasi imbarazzante. Da un lato il rumore sterile delle parole, dall’altro la forza silenziosa dei fatti.

Il destino, in questo, è stato beffardo. Perché Spalletti, che aveva lasciato il Napoli dicendo di non poter fare di meglio, ha dovuto assistere al trionfo di chi, con fatica e discrezione, ha dimostrato il contrario. Conte, dopo due anni, ha rivinto, ma soprattutto ha onorato. Ha rispettato il club, il presidente e la città perché non ha abbandonato la nave alla prima difficoltà o incomprensione con la società.

Luciano Spalletti resta nella storia del Napoli, nessuno lo nega. Gli auguriamo il meglio, perché lo scudetto resterà per sempre anche suo. Ma la verità è che il suo spazio nei cuori dei napoletani si è molto assottigliato. Perché mentre lui si è perso tra parole e risentimenti, Antonio Conte ha riscritto la storia ma ha dimostrato di voler bene al Napoli e rispettarlo nei fatti.

Caro Luciano, senza la presunzione di voler dare lezioni a te, che sei e resti un grande allenatore, permettici solo un piccolo suggerimento. Le vittorie non si difendono con le parole, ma con il silenzio elegante di chi sa riconoscere ciò che ha avuto. Le storie d’amore – e quella con Napoli lo è stata, in fondo – si chiudono con rispetto, non con accuse o revisioni tardive. A Napoli non serve dire di amarla, basta dimostrarlo. Ti auguriamo il meglio, davvero. Perché la storia non si cancella. Ma certe volte, caro Luciano, il modo in cui si lascia un amore vale più del ricordo di come lo si è vissuto.

BG.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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