Fuoco e fumo si alzano dalle favales di Rio de Jainero, mentre risuonano colpi di arma da fuoco. “Scene di guerra”, raccontano i cittadini sui social e media locali nel descrivere che cosa è stata ieri la maxi-operazione lanciata dal governatore Claudio Castro, del Partito Liberale dell’ex presidente Jair Bolsonaro, contro il Comando Vermelho, una dei più grandi e potenti gruppi criminali del Brasile. Oltre 2.500 agenti della polizia e della task force speciale per la lotta alla criminalità organizzata sono entrati nei complessi di Alemão e Penha, dove vivono 280 mila persone. Almeno 120 persone sono morte negli scontri, tra cui quattro agenti, e oltre 80 sono state arrestate.
Raffiche di oltre 200 colpi al minuto hanno trasformato alcune zone di Rio in un autentico campo di battaglia. Al fuoco della polizia, il gruppo ha reagito con droni carichi di granate, fucili d’assalto capaci di abbattere elicotteri e autobus sequestrati per bloccare le vie di accesso, mentre circolavano messaggi su WhatsApp che costringevano la popolazione a partecipare ai blocchi.
L’operazione segna un cambiamento nel modello di confronto tra le forze di sicurezza di Rio e le fazioni criminali: i narcotrafficanti hanno impiegato droni per lanciare granate contro le squadre speciali, azionando un detonatore meccanico o elettrico che consente di sganciare l’esplosivo mantenendo il drone in volo, così da permettergli di allontanarsi senza esporsi al rischio.
Obiettivo dell’operazione, denominata “Contención” (“Contenimento”, è quello di contenere l’espansione territoriale del Comando Vermelho, il più grande gruppo criminale dello stato di Rio de Janeiro, la sua base operativa è nelle favelas della città ma la sua influenza si estende a tutto il Paese. La strategia si basa su una sorta di “nazionalizzazione” delle proprie attività. Il gruppo collabora con gang locali in diverse regioni del Brasile e offre rifugio a narcotrafficanti provenienti da altri stati all’interno delle comunità che controlla a Rio. Il leader – e principale ricercato –
Circa 81 sospettati sono stati arrestati, mentre 93 fucili e più di mezza tonnellata di droga sono stati sequestrati, ha dichiarato il governo statale, aggiungendo che le vittime “hanno opposto resistenza all’azione della polizia”. L’operazione è stata una delle più violente nella storia recente del Brasile e le organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto che vengano avviate indagini sulle morti. Le operazioni hanno portato alla chiusura di quarantacinque scuole, alla sospensione dei servizi sanitari e alla deviazione dei trasporti pubblici.























