MARANO, COMUNE SCIOLTO PER MAFIA: “SINDACO LEGATO AD UN IMPRENDITORE COLLEGATO VEROSIMILMENTE AD AMBIENTI CRIMINALI”

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E’ stata notificata agli ex amministratori l’estratto della relazione del Viminale con cui è stato disposto lo scioglimento del Consiglio comunale di Marano di Napoli per accertate forme di condizionamento e infiltrazione della criminalità organizzata, dal emerge un quadro inquietante di connivenze, ingerenze e permeabilità politico-amministrativa che, secondo la relazione del Ministro dell’Interno, ha compromesso la trasparenza e la legalità dell’azione di governo locale.

Ricordiamo che in Gazzetta Ufficiale a breve dovrebbe essere anche pubblicata la relazione del prefetto di Napoli. Quanto riportato è solo una sintesi.

Le risultanze dell’accesso ispettivo, disposto dal Prefetto di Napoli nel febbraio 2025 e concluso con l’unanime parere favorevole del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, descrivono un sistema amministrativo gravemente inquinato, nel quale l’influenza dei clan camorristici avrebbe inciso in modo diretto sulle scelte politiche e sugli indirizzi gestionali dell’Ente.

L’attività d’indagine ha messo in luce rapporti personali e professionali tra esponenti politici, funzionari comunali e soggetti contigui alla criminalità organizzata, oltre a gravi irregolarità nella gestione degli appalti, dei servizi pubblici e dei beni confiscati alla camorra.

ECCO COSA EMERGE SUL SINDACO NEL DECRETO DI SCIOGLIMENTO

Nei confronti del primo cittadino di Marano di Napoli, Matteo Morra, sono emersi evidenti elementi di sensibile controindicazione antimafia, tra cui vincoli parentali, seppur indiretti, con un esponente di spicco di un locale clan camorristico. Non è scritto nell’estratto del Viminale, ma la parentela indiretta dovrebbe riguardare l’esponente del clan Polverino, oggi collaboratore di giustizia, Giuseppe Simioli, alias ‘o Petruocelo.


Inoltre, sono stati accertati rapporti di intensa e assidua frequentazione con un noto imprenditore operante nel settore edile, ritenuto “verosimilmente elemento di collegamento tra gli ambienti criminali presenti sul territorio e gli organi politici”.

La solidità di tale legame – si legge nella relazione ministeriale – è comprovata sia dall’appoggio elettorale ricevuto dal sindaco nell’ultima tornata amministrativa, sia dalla costante ed emblematica presenza del citato imprenditore alle riunioni istituzionali promosse dall’amministrazione comunale, incontri ai quali non avrebbe avuto alcun titolo ufficiale per partecipare, non rivestendo cariche elettive né amministrative.

A completare il quadro dei rapporti con ambienti controindicati all’interno della compagine politica e delle responsabilità del sindaco nella nomina dei vertici del governo locale, la relazione segnala che anche il vicesindaco e assessore, Luigi Carandente, non di nomina elettiva e già consigliere di maggioranza nella consiliatura precedentemente sciolta per mafia, presenta legami parentali con soggetti contigui o appartenenti ai locali clan camorristici.

Le indagini trarrebbero origine dalla partecipazione del citato imprenditore ai festeggiamenti, con tanto di brindisi, organizzati per celebrare l’assoluzione di un noto imprenditore maranese precedentemente imputato per associazione di tipo mafioso, in un ristorante del territorio.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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