Centocinquanta pagine di relazione, elaborata dagli ispettori della prefettura in poco meno di due mesi (è quindi molta, tanta roba), e il contestuale via libera del prefetto di Napoli, Michele Di Bari, che ha firmato la proposta di scioglimento del Comune. Sono numerosi i lettori e gli addetti ai lavori che, in questi giorni, ci hanno posto domande, in assenza di riscontri da parte degli organi mediatici giuglianesi, molti dei quali – per ovvie ragioni di bottega – spingano affinché si voti regolarmente a fine mese.
La situazione, dunque, è la seguente: gli ispettori, nominati a fine febbraio dal prefetto, hanno concluso la relazione nei giorni immediatamente successivi alle festività pasquali. Meno di due mesi, insomma, un tempo decisamente breve se si considera che in altre occasioni, per altri comuni si sono attesi anche sei mesi. Il dossier è composto da 150 pagine, secondo le indiscrezioni, pregnanti e ricche di motivazioni. Il lavoro del pool, a Giugliano, è stato chiaramente agevolato dalle inchieste già in itinere sul municipio.
La palla, ora, è tutta nelle mani del ministro Piantedosi, che potrebbe portare il caso Giugliano in uno dei prossimi consigli dei ministri. Se non lo dovesse fare, a causa di fattori più volte sviscerati in queste settimane dalla nostra testata, la questione Giugliano diventerebbe un caso nazionale. La legge sugli scioglimenti degli enti è chiarissima: si scoglie non solo per le inchieste della magistratura, ma soprattutto come misura di prevenzione per evitare che i comuni siano condizionati dalla criminalità. A Giugliano, però, c’è un’anomalia: l’ex sindaco, Nicola Pirozzi, si è già dimesso da tempo e, pertanto, qualcuno vorrebbe attendere l’esito delle elezioni per capire se la nuova giunta è più o meno in continuità con la vecchia. Ma è un rischio troppo grande: la nomina di un nuovo sindaco e di un nuovo esecutivo renderebbero vano il lavoro svolto dagli ispettori della prefettura e darebbero la stura ai nuovi amministratori – con elevata possibilità di successo – di proporre ricorsi in sede di giustizia amministrativa.
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