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Con un colpo solo il 27 luglio 2021, l’Amministrazione bacolese sceglie di chiudere realtà virtuose e poli culturali della città provocando indignazione collettiva. Chiusure mirate? Chiusure politiche successive alla estromissione di “Diamo a Bacoli” ? Se così non fosse, c’è da dire che Bacoli sta vivendo un periodo di clamorose coincidenze: da un lato attività chiuse in assenza di nuove procedure di gara e dall’altro concessioni di arenili e rade senza bandi, qual è la logica di fondo?
Il bar Aret’ a Chies rappresenta un esempio di imprenditoria virtuosa, non un semplice bar ma un punto di aggregazione e promozione culturale per un quartiere che dal 2018 è tornato a splendere. Con un’opera di riqualificazione urbana e di coinvolgimento della cittadinanza Aret’ a Chies ha fatto risuonare note, risate, idee e cultura in uno dei luoghi storici del Paese. Sarebbe stato certamente più semplice e redditizio aprirvi un’attività commerciale ordinaria e invece la peculiarità del giovane imprenditore sta nell’aver avuto il coraggio di osare qualcosa di differente. Un coraggio e una dedizione che gli sono stati riconosciuti dalla popolazione tutta e non invece dall’Amministrazione, che oggi 27 agosto lo costringe a chiudere baracca, con una motivazione che testualmente cita: “non sono state rinvenute le condizioni per prorogare la concessione stipulata”. Di quali condizioni si parli però, non è dato sapere!
Ed è la stessa Amministrazione a fare un clamoroso autogoal quando nella medesima ordinanza – la n. 79 del 27 luglio 2021 – scrive che “allo scadere della durata prevista nelle singole concessioni, le stesse non possono essere rinnovate automaticamente e/o tacitamente” e che pertanto “l’Ente deve procedere ad attivare una procedura differenziata a seguito di preventiva istruttoria”. Di che istruttoria si parla? Dov’è? Chi l’ha fatta?
Aret’ a Chies viene chiuso senza l’ombra di un bando nuovo, senza nuova procedura né trattativa, né in corso né calendarizzata! Invece di prorogare la concessione fino all’emissione di nuovo bando, l’Amministrazione crea un disservizio ai cittadini, imprenditori e giovani lavoratori impiegati nell’attività, creando semplicemente abbandono! E nel frattempo, chiudendo il locale, quando sarà emesso il nuovo bando ci sarà bisogno di imprenditori disposti a sostenere anche le spese di manutenzione rese necessarie dalla chiusura, nonché ad investire nella paura di subire lo stesso trattamento se non si è allineati con l’Amministrazione.
Una coincidenza è senz’altro anche l’ordinanza di sgombero – la n. 80 sempre del 27 luglio 2021 – del bar Joyce – località parcheggio Sella di Baia – dato in concessione il 12 maggio 2017, uno spazio frequentato da moltissime famiglie, che mette a disposizione gratuitamente giostre ed aree destinate ai più piccoli, pressocchè assenti sul territorio. Anche in questo caso si intima una chiusura senza che vi sia alcun bando o procedura in corso, strumentalizzando la legge a servizio di beceri interessi politici e a disservizio della collettività.
Collettività che proprio per questo ha lanciato spontaneamente una petizione a difesa dell’attività che oggi chiude, raccogliendo più di mille firme in meno di 24 ore e tutti sono invitati a firmare a questo link: