Garlasco, il caso infinito: Sempio, le cugine di Chiara, i nuovi indizi. 18 anni dopo la nuova indagine

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Alberto Stasi ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
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Improbabile che un’arma del delitto riappaia da un fosso dopo diciott’anni. Arduo immaginare che da un computer o da un telefono emergano prove schiaccianti, quando il proprietario ha avuto tutto il tempo di farle sparire. Eppure chi conosce il modo di indagare di Fabio Napoleone, procuratore della Repubblica di Pavia, e del suo «vice» Stefano Civardi, sa che alla fine tutto avrà un senso preciso. Quando i tanti elementi che ancora (fortunatamente) non sono di dominio pubblico verranno resi noti, allora si capirà come sia stato possibile non solo che la Procura abbia deciso di riaprire un caso già ufficialmente chiuso, ma anche che lo stia facendo con una determinazione di cui l’irruzione di ieri mattina a casa di Andrea Sempio e dei suoi amici è solo l’ultima puntata.

Sono operazioni che i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno messo in atto seguendo per filo e per segno le direttive della Procura. L’obiettivo primario è sicuramente quello di acquisire prove: soprattutto quelle informatiche, che possono essere sopravvissute a una pulizia sommaria del computer e dei telefoni.

A rafforzare la convinzione di Napoleone e del suo staff ci sono anche sviluppi recenti: come la reazione di Daniela Ferrari, madre di Sempio, quando il 30 aprile è stata interrogata in caserma dai carabinieri. Non ha risposto a nessuna domanda, ma a una in particolare ha reagito andando quasi nel panico: quando le hanno fatto il nome di un vigile del fuoco di Garlasco, anche lui interrogato nell’indagine bis. Il pompiere avrebbe smentito una parte dell’alibi fornito a Sempio dalla madre per il giorno del delitto, il 13 agosto 2007. I carabinieri hanno considerato un «passo falso» la reazione della donna. Certo, l’assenza di un alibi non può mai essere considerata una prova: ma la invenzione di un alibi fasullo può invece diventare almeno un robusto indizio.

Così la testimonianza del vigile del fuoco amico di mamma Sempio si va ad aggiungere agli altri elementi accumulati in questi mesi: a partire dal Dna lasciato dall’assassino sulle unghie di Chiara, e che per la Procura – in attesa dei tempi lunghi della nuova consulenza – è sicuramente di Sempio.

Non è un caso che nel decreto di perquisizione eseguito ieri mattina e reso noto dal Tg1 si citi esplicitamente come il tassello principale dell’accusa, la base che rende inevitabile tutto il resto dell’indagine, la «consulenza tecnica genetica depositata il 6 febbraio 2024 dal prof. Carlo Previderè», dove il Dna di Sempio e delle unghie combaciano.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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