Ora può tirare un sospiro Donato Tanzillo perché è stato assolto in secondo grado di giudizio al Tribunale di Napoli con immediata disposizione di scarcerazione. Da oggi pomeriggio non è più un uomo recluso. Già condannato, dopo il dibattimento in primo grado, fu assolto solo dal reato di stampo mafioso; mentre quello per tangenti gli pendeva ancora come una spada di Damocle.
I fatti
Acerra è un territorio caldo in cui la mala trova alimento soprattutto dai proventi estorsivi specie nel settore dei cantieri edili. Al vertice della cupola vi erano i ras Domenico Basile e Gaetano De Rosa. Le indagini della magistratura e delle forze dell’ordine ne descrivono come i promotori del sodalizio denominato «nuova criminalità acerrana».
Una connivenza tra affari e camorra. Tra imprenditori e boss. Un bel giro di quattrini. I fatti contestati erano che gli imprenditori e costruttori erano oggetto di taglieggiamenti.
Due addirittura sono le misure cautelari: una di gennaio, l’altra di settembre 2014, a firma del gip (giudice delle indagini preliminari) Antonella Terzi.
I processi e le sentenze.
La figura di Tanzillo, in rapporto alla criminalità, è ben nota alle cronache fin dagli anni Novanta. Un passato burrascoso. Tra aule giudiziarie, legali e carcere.
Difeso dagli avvocati Dario Vannetiello e Domenico Buonincontro, l’esponente della mala acerrana nel nuovo procedimento giudiziario ha ottenuto l’assoluzione anche per il reato d’estorsione. Un bel risultato, grazie anche a chi ha saputo rappresentare la sua innocenza.
Lanciamo però uno sguardo al passato.
Il 3 dicembre del 2015 al Tribunale di Nola si celebrò il processo con rito ordinario in cui Tanzillo subì la condanna a otto anni di carcere; mentre Guglielmo Moccia, che fungeva da intermediario, cinque anni.
Oggi, invece, in Corte d’appello quarta sezione, presieduta da Eugenio Giacobini, il dispositivo di sentenza ha accolto le ragioni della difesa così da revocare la misura cautelare di carcerazione per Tanzillo e la fine degli arresti domiciliari per Moccia. Un ribaltamento della sentenza di non poco conto.
