Il rumore, il tremore, la memoria: la terra si muove ancora a Napoli. Il racconto dei cittadini

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È cominciato con un suono profondo, simile a un colpo proveniente dal sottosuolo. Poi, il tremore. Non ci ho pensato due volte: ho afferrato le chiavi e sono uscita”. Angela vive a Bacoli, a pochi metri dal mare. È lì che oggi, poco prima dell’una, la terra ha tremato con una magnitudo di 4.6. Una scossa netta, inconfondibile, avvertita in tutta l’area flegrea e nei quartieri occidentali di Napoli.

“Il pavimento ha oscillato. Ma prima, c’è stato quel rumore. È lo stesso che sento ogni volta, solo più profondo. È il segnale che qualcosa si sta muovendo”, racconta Luca, studente universitario di Fuorigrotta. “Ormai lo riconosci, anche se speri sempre che non ritorni”.

C’è chi ha sentito i vetri vibrare, chi ha visto le lampade dondolare, chi non ha fatto in tempo a capire. “Ero al telefono, ho sentito un tonfo, poi la sedia si è mossa sotto di me. Ho guardato mio marito e, senza dire nulla, ci siamo alzati insieme”, racconta Maria, residente a Pozzuoli.

A Pianura, quartiere periferico di Napoli, Roberto lavorava da casa: “Il monitor ha tremato, la libreria ha fatto un rumore secco. Ho pensato subito a un terremoto. Mi sono affacciato: la strada era piena di gente che usciva lentamente, come se fosse tutto già previsto”.

Chi ha vissuto il terremoto degli anni Ottanta parla di una sensazione familiare. “Non è la paura che ti paralizza. È qualcosa che conosci. Ma ogni volta che ritorna, ti stringe alla gola”, dice Salvatore, pensionato. “Qui non si dimentica nulla”, aggiunge.

Nelle chat condominiali si rincorrono messaggi brevi: “Tutto ok?”, “Quanto sarà stata?”, “L’avete sentita anche voi?”. Teresa, 44 anni, ha lasciato l’ufficio appena ha capito. “Non c’è stato panico, ma avevamo tutti lo stesso sguardo. Quello che ti viene quando la terra si muove sotto i piedi”, osserva.

Molti parlano di un “boato”, altri di un “rombo sordo”, qualcuno semplicemente di un “colpo”. Ma per tutti ha lo stesso significato: un avvertimento. “Era da un po’ che non si sentiva qualcosa di così forte. Lo percepivi nell’aria, come un ritorno annunciato. Non sai quando, né come. Ma succede”, scrive Anna in un gruppo WhatsApp. E alla fine, succede davvero.

La scossa finisce, la terra si ferma, ma resta una lunga scia invisibile. Quella che attraversa il silenzio dopo il rumore, il vuoto dopo il movimento. “Non è panico – dice Nino, che vive al settimo piano in zona Soccavo – è attenzione. È vivere su una soglia. E sapere che, qui, nulla è mai davvero fermo”.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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