Processo d’appello omicidio Giaccio, per Cammarota e Nappi chiesti 30 anni. Il mandante si dissocia dal clan e chiede scusa alla famiglia

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Salvatore Cammarota, figura di spicco del clan Polverino, ha annunciato in aula la sua dissociazione dal sodalizio criminale durante il processo d’appello per l’omicidio di Giulio Giaccio. Il giovane fu assassinato per errore circa 25 anni fa e il suo corpo venne sciolto nell’acido, uno dei delitti più efferati legati alla criminalità organizzata campana.

Cammarota, detenuto da anni nel carcere de L’Aquila, ha fatto pervenire una lettera letta stamani in aula in cui ha espresso pentimento e una volontà di risarcire la famiglia della vittima. “Offro tutto ciò che ho a disposizione alla famiglia. Sono pentito di quel che ho fatto. Darei qualsiasi cosa per tornare indietro e rimediare”, ha scritto.

L’offerta economica, pari a 50mila euro, è stata però respinta dalla parte civile, che ha giudicato insufficiente il gesto rispetto alla gravità del crimine. Cammarota è stato già condannato in primo grado a 30 anni di reclusione, insieme a Carlo Nappi, altro esponente di rilievo del clan egemone a Marano e Quarto.

Per Cammarota e Nappi il procuratore generale ha chiesto 30 anni anche in appello. Per il pentito Perrone 9 anni e 4 mesi.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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