Le condizioni di Edoardo Bove, dopo il malore accusato al 17esimo minuto di Fiorentina-Inter, continuano a destare preoccupazione. Il calciatore viola sta meglio, ma dal Careggi, dove l’equipe cardiologica studia il caso, non arrivano notizie. I medici stanno scandagliando il passato del centrocampista, analizzando anche il suo codice genetico, alla ricerca di un indizio che possa spiegare l’arresto cardiaco accusato allo stadio Franchi di Firenze.
Bove e la cicatrice sul cuore
Bove potrà tornare a giocare? Al momento la sua carriera, almeno in Italia, sembrerebbe appesa a un filo. Secondo la Gazzetta dello Sport, a preoccupare è quella piccola cicatrice sul cuore, emersa nella risonanza magnetica ripetuta due volte dal ricovero. Nel 2020 il calciatore ha superato una miocardite con una terapia a base di cortisone e senza apparenti strascichi. Negli esami svolti dal 2020 in poi, anno in cui la risonanza magnetica cardiologica è diventata una prassi, non sono mai state evidenziate problematiche particolari. Invece, i test effettuati dopo l’aritmia avvenuta sul prato del Franchi sarebbe emersa un’impronta all’altezza del ventricolo sinistro. All’inizio di questa stagione, prima che la Roma cedesse il calciatore alla Fiorentina, Bove aveva ottenuto l’idoneità sportiva per il 2024-2025
Il centrocampista intanto si trova ricoverato terapia intensiva del reparto di Cardiologia, l’Utic: le sue condizioni sono migliorate ma resta necessario il supporto farmacologico e strumentale. Chi ha avuto modo di vederlo lo descrive come pimpante, in attesa di capire meglio la situazione, e incredulo per il clamore nato intorno al suo caso.V orrebbe essere trattato come un giocatore qualsiasi, fermo per un normale infortunio, che segue a distanza le partite della su squadra. Ma il momento resta delicato e quei terribili attimi vissuti durante la partita con l’Inter sono ancora freschi nella memoria dei tifosi e dei compagni di squadra, che ieri sono scesi in campo per il match di Coppa Italia contro l’Empoli.
L’analisi genetica
Ormai sono due giorni che dall’ospedale non viene emesso nessun bollettino, una mancanza di aggiornamenti che punta anche a proteggere la privacy del ragazzo, in un lasso di tempo in cui i medici hanno avuto modo di studiare il caso in maniera più approfondita. Sempre secondo quanto riporta la Gazzetta, l’equipe medica si sta concentrando sul dna per individuare una possibile origine genetica, nel dettaglio una cardiomiopatia, che potrebbe essere collegabile a un caso estremo e improvviso come quello avvenuto domenica. Servirà almeno un mese per la mappatura completa, tempi simili anche per le altre analisi che potrebbero dare risposte sul danno da miocardite. In questo caso al calciatore verrebbe impiantato un piccolo apparecchio simile a un pacemaker e che, in caso di aritmia potenzialmente letale, rilascia una scarica elettrica in grado di far ripartire il battito.
Carriera a rischio?
Uno strumento simile a quello utilizzato dal centrocampista danese Christian Eriksen, a cui nel 2021 è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo in seguito al malore accusato durante gli Europei. In quell’occasione le regole italiane non consentirono a Eriksen, all’epoca nella rosa dell’Inter, di continuare a giocare in Serie A. Il danese è stato così ceduto al Manchester United, in Premier League, dove i paletti sono meno stringenti. Per il caso di Bove mancano ancora conferme ed è ancora presto per arrivare a conclusioni, ma per il centrocampista italiano, ancora 22enne, si potrebbe aprire una prospettiva “alla Ericksen”, magari proprio con un passaggio in Inghilterra.