E’ Marano la città più invivibile dell’hinterland giuglianese-flegreo? La risposta è sì. I parametri di riferimento sono chiarissimi: condizioni delle strade; strade chiuse (almeno 7); pubblica illuminazione assente o fatiscente in diversi punti; dissesto idrogeologico (basti pensare alle zone al confine con Quarto e di San Marco); trasporti insufficienti; traffico veicolare; pessima gestione della raccolta differenziata e pulizia delle strade; carenza di strutture ludico-sportive e culturali. L’ente comunale, poi, non brilla per una serie di servizi offerti ai contribuenti e da circa 30 anni non riesce a venire a capo di annose situazioni: allacci idrici abusivi, sversamenti di liquami fognari (zona via Corree di sotto) direttamente nell’alveo dei Camaldoli. E si potrebbe continuare a lungo, parlando di totale assenza di controllo di gran parte del territorio e di inesistenti azioni mirate al ripristino della legalità o valorizzazione di beni pubblici, esempio beni confiscati.
Nella vicina Quarto, città che ha ancora tanti problemi, il sindaco Antonio Sabino è riuscito negli anni ad imporsi come modello per la gestione dei beni confiscati e per la “liberazione” di alloggi comunali occupati illegalmente da custodi di scuole o da famiglie. Nella vicina Mugnano, dove pur si assiste (come a Quarto) a una eccessiva cementificazione del territorio, i servizi (dai trasporti all’igiene urbana) sono nettamente superiori. Nella vicina Calvizzano, il sindaco, da anni, promuove iniziative culturali e di restyling di beni pubblici. Nella vicina Qualiano, l’amministrazione locale è riuscita ad approvare – dopo 60 anni – il piano urbanistico ed è sempre in prima linea per eventi di carattere culturale, sociale e sportivo. Pozzuoli e Bacoli nemmeno le contiamo: se ci riferiamo ai servizi offerti alla cittadinanza non c’è il minimo paragone.
A Marano, invece, il nulla. E’ pur vero che l’amministrazione locale è stata più volte commissariata; è pur vero che a Marano un sindaco, di norma, governa al massimo due anni e mezzo ed è pur vero che le problematiche attuali sono figlie di almeno un ventennio di mala politica, mala gestio e ingerenze criminali. Gli altri comuni, tuttavia, non sono stati esenti da tali dinamiche. Cosa differisce, dunque, tra Marano e gli altri municipi?
In primis la “separazione” delle carriere. A Marano, il malavitoso o il colletto bianco della camorra tende a fare tutto: la politica, il commercio, l’imprenditoria e, per l’appunto, la malavita; in altri comuni ognuno si è ritagliato uno spazio e non invade quello altrui. In secondo luogo, a Marano la politica e l’amministrazione sono fatte troppo spesso da nuclei familiari, sempre gli stessi da 40 anni, legati a determinati carrozzoni o comunque legati da vincoli di parentele “pesanti” che gettano – volenti o nolenti – sempre ombre sul territorio e sull’ente cittadino. Marano, inoltre, è tra le città più omertose (per ragioni storiche e culturali ben note) della provincia. C’è poca socialità e in pochi, pochissimi si interessano alla cosa pubblica. Il risultato è che a decidere sono quasi sempre gli stessi.
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