Marano, in 100 pagine le motivazioni della Corte dei conti. Ecco perché è stato bocciato il piano di salvataggio presentato anni fa dalla giunta Liccardo. “Piano lacunoso in tre punti”

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La Corte dei conti, che nelle scorse settimane aveva bocciato il piano di risanamento dei conti del Comune (piano presentato dalla giunta Liccardo nel 2014), ha finalmente trasmesso le motivazioni alla base di quella bocciatura, che potrebbe aprire le porte alla dichiarazione di dissesto finanziario.

Le motivazioni sono contenute in 100 pagine e sono al vaglio del dirigente Giuseppe Bonino e dei commissari, che nei prossimi giorni dovranno predisporre il ricorso.

Il piano presentato dall’amministrazione Liccardo (era stato preparato dal dirigente disastro Claudia Gargiulo), ma poi integrato dall’attuale gestione commissariale, è carente in almeno tre punti. Il volume delle passività presentate a suo tempo non corrisponde al dato reale; sono carenti le misure per il riequilibrio dei conti; poco chiaro è il censimento sui residui passivi. Cinque delle 100 pagine delle motivazioni riguardano l’attuale stato dell’ente nel suo complesso e molto viene attinto dalla relazione che ha portato allo scioglimento del municipio per ingerenze della criminalità.

Nella relazione che portò allo scioglimento si parla, in più pagine, delle difficoltà sul fronte della riscossione dei tributi e sull’incapacità di scovare gli evasori. Lacune che hanno, direttamente o indirettamente, favorito famiglie in odor di camorra.

Il Comune, da qualche tempo già in pre-dissesto, ha già adottato diverse misure per risalire la china: aumento tariffe tributi, emissione dei ruoli dell’acqua (per tre anni e passa i responsabili dell’area economica, sostenuti dall’area tributi, avevano detto che non era possibile farlo) e pagamento dei creditori. Sono stati riconosciuti, inoltre, quasi 5 milioni di euro di debiti fuori bilancio. Il risanamento è stato avviato, ma molto resta da fare soprattutto sul fronte degli evasori totali: 4 mila famiglie che non pagano l’acqua, ritardi nella riscossione della tassa rifiuti e dismissione del patrimonio immobiliare.

Se il Comune, vuoi per motivazioni tecniche o per decisioni già precostituite dovesse andare in default, la colpa sarebbe in primis dei dirigenti e funzionari che per anni hanno lasciato correre, non agendo come potevano contro i signori dei grandi parchi (stanati solo di recente e su insistenza mediatica) e non emettendo i ruoli dell’acqua. I nomi e i cognomi di costoro, come dei politici che non li hanno sollecitato ad agire o puniti, sono noti a tutti.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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