Questa bellissima costruzione si erge al centro del Lago Fusaro, un tempo riserva di pesca e di caccia dei Borbone, in uno dei luoghi più belli dei Campi Flegrei. La delicatezza geometrica delle sue forme, L’ angolo suggestivo entro il quale sono state disegnate, il pallore rosa del tramonto che riverbera sul lago mentre evapora l’umidità del giorno, rendo tutto lo scenario di un incanto raro. Costruita su due livelli, su una pianta che si articola attraverso tre corpi ottagonali, con terrazzini e affacci sul lago, la Casina è un gioiello dell’architettura tardo-settecentesca. Non sempre un’atmosfera legata ad un luogo comunica tanto fascino, lasciandone percepire la leggerezza, ma senza nasconderne la malinconia. Le storie segrete che porta la casa, di fasti come di sussurri, ci lascia immaginare una realtà evanescente, festosa o romantica, nella quale veniva immerso l’ospite accolto nella casina; sempre ospiti illustri ebbe qui Ferdinando IV, come Mozart, Gioacchino Rossini, Nicola I di Russia, Vittorio Emanuele III, Luigi Einaudi, i cui ritratti sono esposti negli ampli saloni della Casina. Essi, immaginiamo, si aggiravano tra prezioso mobilio e sete di San Leucio, le preferite del re, ammiravano i dipinti di Philipp Hackert, che qui dipinse il suo ciclo delle stagioni; tutto è andato quasi interamente perso, di Hackert rimangono solo 4 bozzetti, e solo alcuni mobili tra quelli scelti da Ferdinando.
Raggiungendo la Casina attraverso il lungo molo retto su una banchina nera di pietra lavica, oppure approdando su una imbarcazione, colui che avesse soggiornato in questo incanto, rimessi i piedi sul molo, per allontanarsene e ritornare ai ritmi usurati dei giorni in terraferma, avrebbe forse avvertito il vertiginoso sogno rinnovato di chi lascia un lago, che è anche un lembo di un mondo magico, intriso del fascino oscuro che lo identifica con la mitica Acherusia palus, la palude infernale del fiume Acheronte.
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