Gli spazi esterni del solito bar. Anche ieri, come sempre, sono stati teatro del solito aperitivo, dove si incontrano alcune figure e figuri che, a vario titolo e con diverse “competenze”, orbitano attorno alla macchina comunale.

C’erano tutti: il Luongo, con il suo sorrisino di circostanza e con la saccenza che gli è solita. Il facilitatore, il presentatore di una lista che, volente o nolente, ha inguaiato il “sigaro”. Il “brindisaro” per antonomasia.

Al tavolo anche l’editorialista meno libero della storia: quello che ha fatto il segretario di partito e il capostaff di un sindaco sinistro. Poi l’azzeccagarbugli, da non confondere con Pierino, e il mitico “Cavaliere Caramella” del corso Mediterraneo, quello che da settimane – da quando ha preso il posto grazie a “Casillas”, sprizza gioia da tutti i pori. Un personaggio che fa quasi tenerezza e che fino a due anni diceva – insieme con il suo fido bizantino scafatese – che il Luongo e il Sigaro dovevano finire a Sing Sing.

A completare questo pittoresco quadretto, il “mastroncino”, un altro che, volente o nolente, ha inguaiato il “sigaro”. Poi l’immancabile addetto alle relazioni con la “bruttissima vita”. C’erano proprio tutti ed erano sereni, felici nel criticare gli altri, quelli che non li comprendono, quelli che si permettono di criticarli.

Felici di cosa? Del fatto che le ingerenze e le pressioni esercitate a più livelli porteranno i frutti sperati? Probabile. Felici perché nutrono la speranza di salvarsi e di vomitare tutto il loro odio contro coloro che hanno osato di dire che questa barca, come tante altre, fa piangere sotto tutti i punti di vista.