L’ennesima panzana messa in circolazione da personaggi in malafede, scarsamente informati, pienamente inconsapevoli di come funzioni il nostro Stato di diritto è la seguente: se il Comune di Marano venisse sciolto per la quinta volta verrebbe accorpato a quello di Napoli.
Fandonie, eresie, sciocchezze, castronerie, chi più ne ha più ne metta.
Lo scioglimento di un consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, seppur avvenuto più e più volte nel corso del tempo, non determina l’accorpamento del comune sciolto ad uno altro.
Non lo prevede il testo unico degli enti locali, non lo prevede l’art. 143 del Tuel sugli scioglimenti, non lo prevede alcun riferimento normativo.
Tuttavia è prevista la fusione dei comuni, che deve essere deliberata dalla Regione competente, sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalle leggi regionali. La fattispecie è prevista dall’art. 133 della Costituzione. Ovviamente serve un referendum popolare. Ma si tratta di fatti estemporanei e non collegati allo scioglimento di un consiglio comunale. Ciò avviene per i comuni montani, per i piccoli enti locali, per le realtà dislocate che hanno la necessità di accorparsi ad un Ente di dimensioni maggiori.
Ma voi vi immaginate se il Comune di Napoli dovesse farsi carico, obbligatoriamente e senza contraddittorio, del dissesto del Comune di Marano, di circa 100 dipendenti, di una rete stradale colabrodo, di una rete idrica allo stremo, della raccolta dei rifiuti, dell’abusivismo edilizio, di un’evasione spaventosa, di oltre 250 beni confiscati e chi ne ha più ne metta.
Non sappiamo se sono burle, iniziative di personaggi in malafede o altro, resta il fatto che una sciocchezza, talvolta, fa il giro del mondo.
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