“Il film presenta una visione della religione troppo personale e distante dalla sensibilità comune” ha commentato Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, della Deputazione di San Gennaro.
E quella di Sanfelice è la più accondiscendente tra le critiche rivolte dai cattolici napoletani al conterraneo regista Paolo Sorrentino.
Ben più duro è don Franco Rapullino, parroco di San Giuseppe a Chiaia che, intervistato dal quotidiano Roma, si è detto “disgustato, schifato”.
Il disgusto è dovuto al modo in cui il regista premio Oscar “ha trattato il miracolo del sangue di San Gennaro”, rappresentato in una scena della pellicola.
E l’attacco si allarga poi all’intera rappresentazione della città di Napoli, cornice e protagonista del film:
Paolo Sorrentino? Nel suo film Parthenope ha fatto come tanti vip napoletani che hanno usato e sfruttato Napoli, come si fa con una prostituta: solo per il proprio interesse.
La “blasfemia” sul culto di San Gennaro
Sorrentino, così come aveva già fatto nella serie The Young Pope, porta il sesso all’interno della Chiesa cattolica.
E, dopo aver raccontato di storie di passione in Vaticano, stavolta a far da sfondo ad alcune delle scene più spinte del suo ultimo lavoro c’è la Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Il regista sembra prendersi gioco del culto, visione criticata dal teologo Nicola Bux, secondo cui “Sorrentino sembra sacrificare la dimensione trascendente per cercare di compiacere il pubblico, ma così facendo svuota il film di profondità”.
Dello stesso parere la partenopea Stefania Martuscelli che, in una lettera indirizzata ai media, ha scritto: “Il simbolo di San Gennaro viene profanato in un modo che giudico offensivo per i credenti e per chi sente Napoli come parte di sé”.
Parthenope si conferma in quest’autunno il film più visto dagli italiani (in attesa dell’uscita del biopic su Berlinguer), con 4 milioni di biglietti venduti al box office.
E sul web impazzano i meme degli estimatori, mentre a Napoli già si vendono le t-shirt con su scritto “J’adore Sorrentino”. Ma il successo di pubblico si scontra con le reticenze della critica, compresa quella internazionale.
Il rinomato critico cinematografico Peter Bradshaw, sul Guardian ha scritto che: “Paolo Sorrentino, da oltre 20 anni uno dei registi più vivaci e caratteristici, sfiora l’autoparodia con questo nuovo film”.
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