Gennaro Ramondino voleva fare il salto di qualità e, come racconta Il Roma, aveva amicizie in diversi ambienti di malavita, anche distanti tra loro, come al Vomero tra i Caiazzo e a Torre Annunziata. Proprio per questo, avrebbero accertato gli investigatori, qualcuno gli aveva fatto notare che stava tirando troppo la corda nei comportamenti e nelle pretese. Ma il suo omicidio non sarebbe stato organizzato a tavolino, piuttosto sarebbe scaturito al termine di una lite tra i partecipanti a un summit in un’abitazione di Pianura. Così le indagini sono sempre più concentrate sul quartiere flegreo, dove anche ieri la polizia avrebbe compiuto alcune perquisizioni. Al momento la pista di una vicenda interna è la più battuta, ma non è ancora escluso completamente che all’incontro di sabato scorso abbiano partecipato esponenti esterni al gruppo Santagata, nel quale Ramondino aveva un ruolo di primo piano.
Dunque, il 20enne di via Consalvo a Fuorigrotta sarebbe stato ucciso al chiuso di un appartamento, non ancora individuato. Poi trasportato nella sua autovettura e condotto, già cadavere, nelle campagne in cui è stato appiccato l’incendio per mascherare il delitto. Ma i 3 fori di proiettili erano ben visibili, così fin dai primi momenti sono stati i poliziotti della Squadra mobile ad occuparsi del caso. Accertamenti tecnici, che potrebbero rivelarsi decisivi, sono in corso in queste ore: la macchina, ritrovata a Varcaturo, era dotata di un satellitare che potrebbe indicare il percorso effettuato tra la serata di sabato e la notte di domenica. Ma le fiamme avrebbero danneggiato le funzionalità dell’antifurto, così come gli investigatori non avrebbero trovato immagini di videosorveglianza utili a ricostruire meglio la dinamica del delitto.
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