«I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer (inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro) almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute». Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri non nasconde la sua insoddisfazione. Parlando durante la conferenza stampa indetta per illustrare il blitz anticamorra dei carabinieri nel Casertano contro il clan Picca-Di Martino che ha consentito di arrestare «32 presunti innocenti», come dice lo stesso Gratteri, il procuratore affronta anche l’emergenza sicurezza nelle carceri: «Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni».
Nelle settimane in cui esplodono rivolte nelle carceri di tutta Italia, Gratteri se la prende con chi ipotizza continuamente provvedimenti di clemenza: «Sento parlare anche a livello parlamentare di indulti e amnistie, ma sono argomenti pericolosi. Uno dei motivi delle rivolte» nelle carceri «è che quasi quotidianamente c’è questo annunciare, parlare di cose che poi non si realizzeranno», spiega il procuratore. Che comunque non pensa sia possibile un’ipotesi del genere: «Non penso che questo Governo possa permettersi sul piano del consenso popolare ed elettorale di pensare a un indulto». Piuttosto, aggiunge Gratteri, «c’è un problema di esecuzione penale che andrebbe rivista, ma non è un argomento tanto di moda». Contro il sovraffollamento carcerario, per il capo della Procura di Napoli «bisognerebbe accelerare le procedure per spostare dalle carceri i giovani tossicodipendenti che hanno commesso reati a causa della loro tossicodipendenza». inoltre, aggiunge, «bisognerebbe costruire nuove Rems, prendendo le strutture nella disponibilità dell’Agenzia dei beni confiscati che stanno cadendo a pezzi e ristrutturarle». In conferenza stampa il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, Manuel Scarso, sottolinea che l’operazione anticamorra eseguita dai militari dell’Arma dimostra come sia «ancora viva nel Casertano la presenza di gruppi criminali strutturati che fanno capo ai Casalesi» e che «queste organizzazioni, nonostante i colpi subiti, riescono ancora oggi a mantenere una forma di controllo del territorio molto diffusa e pericolosa».
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