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Una passeggiata per le vie di Roma apre scenari inimmaginabili. Nella chiesa di San Marcello al Corso è esposta una delle opere più celebri di Salvador Dalì, il Cristo di san Giovanni della Croce, detto Il Cristo di Port lligat, dipinto a olio su tela di grandi dimensioni del 1951, prestito eccezionale del Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow. Accanto, anche l’oggetto che ispirò l’opera dell’artista surrealista spagnolo: è il piccolo disegno-reliquia del Cristo Crocifisso realizzato nella seconda metà del XVI secolo da San Giovanni della Croce dopo aver ricevuto una rivelazione mistica. “È precisamente perché sono passato attraverso il cubismo e il surrealismo, che il mio Cristo non rassomiglia agli altri senza smettere di essere classico. Credo che sia al tempo stesso il meno espressionista di tutti quelli che si sono dipinti nell’arte contemporanea, e il più innovativo. È un Cristo bello come il Dio che Egli è”. Un senso di mistero ci è comunicato dalla prospettiva scelta per il crocifisso inscritto in un triangolo equilatero e rappresentato dallo zenith: così, il volto di Cristo è oltre ogni immaginazione, tanto da non poterne nemmeno sapere se sul legno di quella croce egli sia ancora vivo o già spirato. E tuttavia appare in evidenza l’apollinea bellezza del corpo del Salvatore, che aderisce alla croce senza che alcun chiodo fissi quelle membra sul patibolo. Il messaggio è commovente: Egli offre se stesso volontariamente. per libera scelta d’amore. Il quadro resterà a Roma fino al 23 giugno; se vi capita, visitatelo, ne resterete affascinati.
Franca Russo e Giada Pirozzi