Clan Polverino, il secondo cold case risolto grazie alle dichiarazioni dei pentiti. Lo scambio di favori tra maranesi e qualianesi

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E’ il secondo cold case, dopo quello di Giulio Giaccio, risolto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, nel caso di specie Roberto Perrone e Giuseppe Simioli (nella foto). A distanza di 25 anni, nella giornata di ieri è stata fatta luce sull’assassinio di Tammaro Solli, avvenuto il 22 gennaio del 1998 alla rotonda Maradona, tra Marano, Quarto e Villaricca. Per quel delitto, maturato nell’ambito di uno scambio di favori tra il clan egemone a Marano e a Quarto e la fazione criminale dei D’Alterio Pianese, radicata invece nel territorio di Qualiano, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Ruggiero, Raffaele D’Alterio e Salvatore Liccardi.

Ruggiero e D’Alterio – secondo le ricostruzioni degli inquirenti, supportate dalle dichiarazioni dei due pentiti – avrebbero fatto fuoco contro la Renault 5 guidata da Solli, incrociato dai sicari sulla strada che da Qualiano conduce a Quarto.

Liccardo, referente del clan nel comune di Quarto, avrebbe invece messo a disposizione il garage dove sarebbero state occultate le armi del delitto e l’autovettura, un’Alfa 33, a bordo della quale si trovavano i sicari, nonché fornito agli stessi un ulteriore veicolo. Solli, che all’epoca aveva 34 anni, del tutto estraneo a logiche criminali, avrebbe pagato con la vita per il solo fatto di aver avuto un rapporto di parentela con Salvatore Speranza, meglio noto come ‘o Sergente, affiliato al clan Nappo, operante nel comune di Qualiano, e divenuto in quel periodo collaboratore di giustizia. Solli sarebbe stato avvicinato in precedenza da uomini del clan nel tentativo di convincere Speranza a ritrattare le dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria.

I Pianese-D’Alterio, al rifiuto del 34 enne, avrebbero poi chiesto aiuto ai Polverino poiché qualche tempo prima – come confermato dai due pentiti – avrebbero indicato ai maranesi la località in cui si nascondevano i killer di un loro affiliato, Donato Ruggiero, freddato nel centro storico di Marano. Sarebbe stato questo, in pratica, lo scambio di favore tra le due fazioni criminali.

Secondo le ricostruzioni di Perrone e Simioli, entrambi a bordo di auto staffette sul luogo del delitto, ad esplodere il primo colpo all’indirizzo di Solli sarebbe stato Giuseppe Ruggiero. “Proprio Ruggiero, nell’atto di esplodere il primo colpo, non si rese conto che il fucile aveva la sicura inserita – racconta Simioli – Lo sollecitammo a rimuoverla. Nel frattempo D’Alterio, quasi contemporaneamente, fece fuoco con la pistola”.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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