A consultazioni ancora da avviare, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si interrogano su quale posizione tenere di fronte al premier incaricato. Posizione unitaria, sulla carta, ma in realtà con mille sfumature. La Carfagna, spesso in contraddizione con il proprio partito, sarebbe pronta a sostenere Draghi.
Fratelli d’Italia vorrebbe l’astensione, proprio per non spaccare l’alleanza. Salvini è più prudente: “Se l’incaricato è una figura come Draghi non possiamo presentarci con la soluzione già in tasca senza nemmeno sentirlo. Andiamo, poi decidiamo”. Unica condizione: che il governo Draghi non duri fino al 2023, a fine legislatura, ma che sia un governo d’emergenza, per gestire con misure ad hoc i dossier su Recovery Plan, vaccini, ristori e ripresa economica, e poi lasci il campo alle elezioni. In quel caso, l’orizzonte temporale sarebbe necessariamente più vicino alla primavera del 2022 che a inizio estate 2021 (in mezzo, il semestre bianco e l’elezione del nuovo presidente della Repubblica).
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