Il caso Bertini, da ieri agli arresti domiciliari. Il sindaco che “governava nonostante la camorra”. Storia di un personaggio amato e odiato

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L’ultimo intervento in Consiglio comunale, di appena due giorni fa, era incentrato (ironia della sorte) proprio sulla questione Pip. Una delle tante “creature” politiche di Mauro Bertini, il 75 enne ex sindaco in carica dal 1993 al 2006 e attuale consigliere all’opposizione della giunta Visconti. Fiorentino di nascita, ma trapiantato a Marano verso la metà o fine degli anni Ottanta, fondatore della Comunità artigiana (poi fallita), è stato uno dei tanti sindaci “rossi” eletto nella stagione post Tangentopoli.
Il Comune di Marano era reduce da un commissariamento per camorra e da indagini che portarono all’arresto di una quarantina di amministratori, quasi tutti eletti con la Democrazia Cristiana. Bertini, sostenuto da Rifondazione e da alcune civiche, si impose con facilità e da quel momento, per i successivi quindici anni, fu l’assoluto protagonista della politica di Marano. Dialettica tagliente, amava ripetere in quegli anni che lui “governava nonostante la camorra”. Una frase che non è mai piaciuta ai suoi avversari, tra cui il defunto parlamentare forzista Emiddio Novi, che con Bertini – all’inizio degli anni Duemila – ingaggiò una durissima battaglia politica, sfociata poi, nel 2004, con lo scioglimento dell’amministrazione da lui guidata per infiltrazioni della camorra. Gli 007 del Viminale tracciarono un quadro inquietante della gestione targata Bertini, evidenziando una mole di atti e vicende che avrebbero favorito esponenti o familiari del clan Nuvoletta. Quello scioglimento durò poco: Bertini infatti si fece promotore di proteste di piazza e di un ricorso che venne poi accolto in sede di Tar.
Ritornato in sella, portò a termine la consiliatura ma si ricandidò (come consigliere) nel 2006 e, successivamente, come candidato sindaco (con la lista L’Altra Marano) alle elezioni amministrative del 2011, del 2013 e del 2018. Ventisei anni ininterrotti di politica attiva sul territorio. Un personaggio complesso e divisivo: osannato dai suoi sostenitori, che gli attribuiscono il merito di aver restituito dignità alla città, e ferocemente criticato dai suoi avversari, che da diversi anni lo attaccavano per i suoi presunti rapporti con gli imprenditori del mattone vicino ai Polverino e per la concessione di licenze edilizie o il varo di opere pubbliche sorte sul territorio cittadino: palazzo Merolla, il Pip, il Galeota, l’ampliamento cimiteriale, tutte operazioni in odor di camorra, e per le politiche che hanno indebolito le casse comunali.
© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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