L’Angolo dello Psicologo: come affrontare il senso di solitudine

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Gentile dottore, ora che è terminato il “periodo natalizio”; non le nascondo che mi dispiace e altrettanto mi dispiace smontare albero e presepe, che purtroppo ormai faccio solo per me. E’ un periodo che vivo forzatamente, questo del Natale, perché la mia casa si è svuotata ormai: i figli sono lontani, i nipoti, che sono cresciuti senza i nonni, sono adolescenti indifferenti, mia moglie e i miei fratelli non ci sono più. Malgrado le grandi “mancanze” della mia vita, ho cercato il calore nel Natale, attraverso le tradizioni, scambiando gli auguri con qualche vicino di casa, con i commercianti della zona, con il postino. Il calore della famiglia non ce l’ho, e mi fanno compagnia tanti ricordi, ma la vita va avanti, e più di tanto non si può indugiare. La salute mi dice, a dispetto quasi, che questa solitudine mi deve bastare, forse ancora per molto. Sono cattolico e mi rimetto alla volontà di Dio, ma questa società non è fatta per i vecchi, mentre ogni cosa si disgrega sotto i nostri occhi, solo il saluto di un estraneo ci è rimasto. La ringrazio di aver accolto questa mia semplice riflessione dottore, e le auguro un felice 2020.
Aldo da Casoria
Risposta

La solitudine si acuisce ancora di più durante i periodi estivi, quando la persona sembra essere esclusa dai rituali, messi in atto da tutti, hanno il fine di consolidare quel senso di appartenenza alla comunità che caratterizza il vivere sociale. L’abbandono che si vive in questi momenti è accompagnato da un’ansia che accresce man mano che si avvicinano le feste, da una nostalgia che induce la persona sola a ad un atteggiamento oblioso, proteso al ricordo di ciò che è stato, che non può più essere.La sfiducia per il futuro, lo sguardo vuoto verso di esso, trascina verso l’immobilismo: Il tempo si caratterizza per la sua mancanza di dinamismo, per la tendenza all’involuzione, al rimpianto e alla nostalgia.Il godimento effimero che accompagna la cultura dei nostri tempi ci porta lontano da una riflessione su problematiche più profonde e in particolar modo quelle legate alle fasce dei più deboli, come se venisse negata loro la possibilità che nasce all’interno dell’incontro con l’altro. E’ dall’elaborazione di questa mancanza che si dovrebbe partire per andare oltre la solitudine, per riconoscere l’altro nel suo desiderio d’amore che si può realizzare anche attraverso uno sguardo o un abbraccio, che nella sua fusionalità fa sentire vivi come ci si è sentiti quando si è venuti alla luce, sentendosi accolti dalle braccia di qualcuno che non conoscevamo e che ci ha fatto sentire come ben-venuti.

Dott.Raffaele Virgilio, psicologo e psicoterapeuta
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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