Il racconto choc «Io, killer di camorra pentito sparai 27 colpi tra i passanti»

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Ricorda quella giornata come uno spartiacque. Era il 13 gennaio di un anno fa, quando gli consegnarono una bomba a mano, un mitra e una pistol 7.65, tutto il necessario per chiudere i conti con il clan rivale. Non doveva uccidere, no, doveva solo spaventare gli estorsori del clan Rinaldi, per riportare la zona del Mercato sotto l’egida del cartello di appartenenza, che – ora come allora – fa capo ai Mazzarella.

Scene dalla fine del mondo civile, racconti di una guerra che si sta consumando da mesi al centro e in periferia, nello stesso anno che ha fatto registrare il numero più basso di omicidi di camorra negli ultimi quaranta anni. Meno delitti di camorra, meno faide nell’area metropolitana, un solo scontro mai sopito: quello tra i Rinaldi e i Mazzarella, che anche la scorsa notte ha fatto registrare l’ennesima sparatoria in zona Decumani (ne parliamo nell’articolo a fianco), in una contrapposizione nata a San Giovanni a Teduccio e che si riproduce anche nei comuni dell’area vesuviana. Ma torniamo a quel 13 gennaio 2018, a proposito della bomba, del mitra e della pistola messi nelle mani di un affiliato ai Mazzarella. Parla Carmine Campanile, classe 1980, detto ‘o ricc, nel corso di un verbale depositato pochi giorni fa nel corso del processo ai presunti killer di Ciro Colonna, il ragazzo estraneo alla camorra ucciso per errore assieme al target designato Raffaele Cepparulo. Ricordate quel pomeriggio di giugno a Ponticelli in un circoletto ricreativo? I killer colpirono Cepparulo, boss dei barbudos, poi si accanirono contro un ragazzino incensurato, che abitava in zona e che si era limitato a difendere gli occhiali nella fuga. Un gesto decisivo, fatale.
Il Mattino

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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