Nuovo iPhone, nuovo iPAD e la guerra in tribunale, la settimana di fuoco della Apple

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Lunedì mattina (le 18 in Italia, Repubblica.it seguirà l’evento in diretta): nella Town Hall, la sala conferenze, il CEO Tim Cook salirà sul palco a presentare i nuovi prodotti della Mela. Ma è facile pensare che non si lasci sfuggire l’occasione – anche perché la data del 21 è stata decisa a ridosso dell’evento – per parlare della vicenda che vede la sua azienda opposta al governo americano. Che appena 24 ore dopo sarà discussa, carte alla mano, nella città che si trova 415 miglia più a sud nei pressi di Los Angeles. Intanto Apple ha assunto un ex manager di Amazon, George Stathakopoulos, come responsabile della sicurezza dei dati della società. Ma vediamo cosa ci aspetta.
Nuovo iPhone, nuovi iPad. Il protagonista sarà ancora lui, l’iPhone. Tutti i rumor della vigilia concordano: è in arrivo un iPhone SE (che starebbe per Special Edition) deputato a coprire meglio, con un dispositivo di ottima qualità, la fascia degli smartphone con schermo da 4 pollici. Attualmente con quel taglio è rimasto solo l’iPhone 5S e poi si va subito al 6S che dispone di schermi da 4,7″ e 5.5″. Ecco: un melafonino di queste proporzioni ma con processore, camera (si parla della possibilità di registrare filmati in 4K), schermo, storage, dispositivi di comunicazione aggiornati (con possibile supporto all’NFC e ai pagamenti Apple Pay) rispetto al 5S sarebbe il dispositivo ideale per chi vuole poter fare tutto quello che fanno i top di gamma con smartphone più facili da maneggiare. Del design si sa poco. O, meglio, le foto circolate in rete fanno pensare a un form factor che potrebbe farlo assomigliare molto al 5S e quindi sarebbero escluse con le forme arrotondate del modello 6. Con la speranza che gli analisti stavolta abbiano fatto centro nel prevedere un prezzo di vendita al di sotto dei 500 dollari. Una curiosità: questo 2016 bisestile potrebbe essere ricordato come il primo in cui Apple presenta due nuovi modelli del suo melafonino, considerando che in autunno è dato in arrivo l’iPhone 7.

Veniamo al nuovo iPad, che sarà la naturale evoluzione dell’iPad Air: quindi schermo da 9,7″ e caratteristiche che lo avvicinano all’iPad Pro da 13″, ovvero lo Smart connector che permetterebbe l’utilizzo con tastiera, i 4 altoparlanti e la compatibilità con la Apple Pencil. Per questi motivi il nome potrebbe non essere iPad Air, ma iPad Pro 9,7″. Oppure, semplicemente, Apple potrebbe scegliere di chiamarlo The new iPad, come già fatto tempo fa per sottolineare un salto generazionale importante. Si attendono poi gli annunci delle  nuove versioni dei software per iOS 9.3 (con la novità, tra le tante, della funzione “Night Shift” per variare i colori e non disturbare il sonno) e WatchOS 2.2. Per il resto si parla di speciali cinturini per l’Apple Watch in grado di interagire con la parte di diagnostica dello smartwatch. Se sul piano dei servizi è lecito aspettarsi qualche novità (tipo Apple Music), parlando di hardware, è difficile arrivino i nuovi Macbook (attesi al WWDC di giugno) a cui certamente Apple sta lavorando. Ma con Cupertino mai dire mai.

L’occhio dei mercati. Il mercato degli smartphone è ritornato ai livelli di crescita che aveva nel 2008, quando l’iPhone aveva solo un anno e la rivoluzione digitale del mobile muoveva i primi passi. Ora le cose sono cambiate, il settore è diventato maturo, ha raggiunto un livello di innovazione che difficilmente riserverà sorprese in futuro e ha guadagnato concorrenza aggressiva soprattutto a livello di prezzo. Qualche dato per capire come se la passa l’iPhone: nel trimestre natalizio del 2015 Apple ha venduto 74,8 milioni di iPhone, lo 0,4% in più rispetto all’anno precedente. Un incremento decimale che ha finito per penalizzare il titolo in Borsa e avvantaggiato altri due colossi: la sudcoreana Samsung che nello stesso periodo ha venduto 83 milioni di smartphone a fronte dei 73 milioni del trimestre del 2014 e soprattuto la cinese Huawei che è passata da 68 milioni dell’ultimo trimestre 2014 ai 104 dello stesso periodo 2015. Ma il peggio sembra essere passato per Apple, almeno questo sostengono molti degli analisti sottolineando le stime dei primi tre mesi del 2016. Secondo Morgan Stanley, le vendite degli iPhone supereranno le attese e una certa spinta in questa direzione potrebbe arrivare anche dal nuovo iPhone SE. Alla fine di febbraio si parla di  56,5 milioni di iPhone venduti nel corso del trimestre, sopra i 50 milioni attesi dagli analisti ma sotto i 61 milioni di iPhone venduti nello stesso periodo dell’anno scorso. E questo già si riflette sui titoli dell’azienda che pure avevano patito il -19% fra novembre e la fine di gennaio: dall’inizio di febbraio sono in rialzo del 7,3%.

Il braccio di ferro con l’Fbi. La questione è delicata e si muove, giorno dopo giorno, in quel territorio dove si intrecciano – e si scontrano – il diritto delle autorità ad approfondire le indagini in nome della sicurezza di tutti, quello dei cittadini di vedersi riconosciuto la tutela della privacy e tutte le questioni che il mondo digitale solleva trovando quasi sempre spiazzato il legislatore. Il caso che si discuterà nella prima udienza nell’aula della corte di Riverside, in California, è nato dal no di Cupertino alla richiesta dell’Fbi di creare un software in grado di bypassare il sistema di sicurezza dell’iPhonedell’attentatore della strage di San Bernardino a dicembre, nella quale furono uccise 14 persone. Apple ha risposto che no, questo software non s’ha da fareperché equivarrebbe a un cancro in grado di corrompere definitivamente quella sicurezza che garantiscono le ultime due versioni di software dei melafonino e quindi i dati degli utenti. Il confronto tra Apple e il governo americano è aspro. Ora si è passati dalle dichiarazioni alle carte che gli avvocati porteranno martedì davanti al giudice. Una contesa che alla Apple vivono con grande partecipazione. Come riporta il New York Times, gli ingegneri di Apple in grado di scrivere il software richiesto dall’Fbi potrebbero rifiutarsi di farlo e quindi dimettersi. Una sorta di obiezione di coscienza informatica. Di sicuro Tim Cook in questa battaglia in Tribunale si gioca molto, anche se non gli manca l’appoggio incondizionato degli altri big dell’hi-tech. Se il tribunale darà ragione a Apple costringerà il Congresso ad adeguare – e pure in fretta – le leggi a un mondo che è cambiato (l’azione legale del governo Usa contro Apple si aggancia a un provvedimento del 1789, l’All Writs Act); se gli darà torto le conseguenze non saranno da poco. Intanto una eventuale sconfitta farà capire ai possessori dell’iPhone che non possono aver garantita la privacy dei propri dati al 100 per cento. E si parla di milioni di persone. E questo, considerando che il terremoto dell’Nsa-gate ha di fatto reso la privacy “un prodotto”, non è un dato confortante per una grande azienda. Ma la sensazione è che questa battaglia legale sia solo all’inizio, se non si trova presto un compromesso come auspica il presidente Barack Obama. E probabilmente non finirà in un’aula della Corte di Riverside.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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