In Campania, Roberto Fico sembra disposto a imbarcare chiunque pur di rafforzare la propria coalizione, rinnegando di fatto quindici anni di battaglie moralizzatrici del Movimento 5 Stelle. L’ultima new entry nella lista A Testa Alta è Rossella Casillo, moglie di Pietro Scotti, nipote di Pasquale Scotti, il boss della Nuova Camorra Organizzata e storico braccio destro di Raffaele Cutolo.
Rossella Casillo e il marito sono entrambi incensurati, ma la loro candidatura rappresenta una svolta simbolica: in altri tempi, Fico e i 5 Stelle avrebbero probabilmente organizzato proteste e sit-in per impedirla. Oggi, invece, la partita campana è considerata decisiva per gli equilibri del “campo largo”, e le rigidità di un tempo sembrano lasciare spazio al pragmatismo politico.
Un tempo Fico accusava il governo Meloni di voler demolire la legge “spazzacorrotti”; ora, dicono i critici, il presidente della Camera emerito sembra essersi trasformato in garantista.
Il marito di Casillo, Pietro Scotti, è un imprenditore edile e figlio di Giuseppe Scotti, costruttore di spicco nella provincia di Napoli. È nipote di Pasquale Scotti, detto “Pasqualino o’ collier”, catturato in Brasile dopo 31 anni di latitanza: un uomo che conosceva i retroscena della trattativa tra DC, Nuova Camorra Organizzata e Brigate Rosse per la liberazione dell’assessore regionale Ciro Cirillo.
A celebrare il matrimonio di Pietro e Rossella, al Castello Lancellotti di Lauro (Avellino), fu Vincenzo De Luca in persona. Il padre della candidata, Tommaso Casillo, è presidente di Soresa, la società regionale che gestisce la spesa sanitaria campana. Una candidatura, dunque, che porta un chiaro “bollino” politico e che Fico ha accettato senza esitazioni.
La lista dei nomi controversi non si ferma qui. Archiviato il “caso Cesaro” (“Insieme realizzeremo il sogno del M5S”, ha dichiarato Fico), restano altre candidature potenzialmente a rischio, che potrebbero essere vagliate dalla Commissione bicamerale Antimafia. Tra i nomi figurano Carmine Mocerino (indagato per voto di scambio), Franco Picarone (associazione a delinquere), Enzo Alaia (corruzione in concorso) e Marcello De Rosa (condannato per falso).
Fico, un tempo tra i più ortodossi sostenitori delle “liste pulite”, sembra oggi essersi normalizzato — o, come ironizzano Clemente Mastella e Lello Topo, “democristianizzato”.
Il tema degli impresentabili infiamma così lo scontro tra i due principali candidati in Campania, con riflessi che potrebbero pesare sull’intero equilibrio del campo progressista.
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