E’ tutto chiaro, fin troppo chiaro. Tutto si è svelato oggi. Chi, con forza e giustamente, mesi fa chiedeva l’invio di una commissione d’accesso al Comune di Giugliano e chi contestava apertamente l’ex sindaco Pirozzi e chi, ancor di più, paventava la possibilità di uno scioglimento dell’ente per infiltrazioni criminali nella sfera amministrativa, ha fatto un clamoroso passo indietro.
Non ci stupisce che l’uomo forte di Qualiano si sia messo in una posizione tattica e strategica di attesa, presenziando alle presentazioni delle campagne elettorali, ma dicendo poco o nulla, o tutto e il contrario di tutto, come nel suo stile del resto, ma stupisce che un’arbre magique, che fino a poche settimane fa spingeva per l’arrivo del pool ispettivo in municipio, oggi – e lo dice con chiarezza – voglia a tutti i costi andare a votare, nonostante nemmeno sia a conoscenza del contenuto della relazione della commissione d’indagine.
Vuole, assieme ad altri del centrodestra, sia chiaro, andare a votare perché pensa di poter vincere e capitalizzare. Vuole, anzi vogliono andare a votare ma non si rendono conto delle incongruenze e dei rischi che si corrono. Quali? Non è stato dato alla commissione ispettiva la possibilità di lavorare per altri tre mesi, quelli che avrebbero consentito di trovare ancor più materiale per l’eventuale scioglimento; non si rendono conto di sostenere un candidato sicuramente esperto e affidabile, ma allo stesso tempo percepito – non solo anagraficamente – come vecchio e sicuramente non di rinnovamento, come invece un Comune e un territorio come Giugliano richiederebbero. Un favore potenziale alla sinistra, dunque? Anche.
Mettono in mezzo, i soloni di Giugliano, o meglio fanno la comparazione con il caso Bari, capoluogo pugliese non sciolto da Piantedosi nonostante ve ne fossero – ad avviso di tanti – i presupposti previsti dalla legge.
Bari è un caso a parte, poiché la commissione ha lavorato per sei mesi e non tre e si è insediata molti mesi prima delle elezioni. A Bari, dunque, hanno dato tutto il tempo necessario agli ispettori della prefettura per fare valutazioni e al prefetto locale di optare, carte alla mano, per la non richiesta di scioglimento dell’ente.
A Bari l’hanno costruita bene (la giocata), perché sapevano che concedendo solo tre mesi avrebbero messo, in primis, in imbarazzo il ministro Piantedosi, che avrebbe poi dovuto giustificarsi sul fatto che non si era dato tutto il tempo previsto dalla legge (3 mesi più 3 di proroga) per incartare bene la relazione.
A Giugliano, invece, si corre il rischio di voler mettere il tappeto su quanto accaduto nei mesi scorsi. Si dice: ma sarebbe una nuova giunta e nulla avrebbe a che vedere con la precedente. Risposta: ma come fanno, i soloni giuglianesi, e le belle statuine che non sono capaci di fare una domanda scomoda nemmeno a pagarle, ad esserne certi fin da ora o a non sollecitare risposte sul tema?
E, soprattutto, non avendo concesso i tre mesi di proroga per le indagini, come si giustificherebbe il non scioglimento? A Giugliano, però, come ripetuto in altri articoli, tutto è possibile: anche che macchie, arbre magique e messe cantate facciano pressioni su Di Bari e Piantedosi perché pensano, in special modo, a loro tornaconto politico.
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