E’ andata nuovamente male al sindaco Matteo Morra, o forse è andata fin troppo bene, dipende dai punti di vista. Vi ricordate il caso Galeota? Il complesso edilizio, costruito nel 2004 in luogo di una masseria, da 20 anni al centro di polemiche, inchieste giudiziarie e tanto altro, fu realizzata con chiare difformità urbanistiche. Con una semplice Dia, infatti, su un suolo agricolo e senza il necessario permesso di costruire. Il sequestro scattò solo nel 2005, dopo mesi di carteggio tra il Comune e l’imprenditore Angelo Simeoli, al quale venne persino prospettata la possibilità di una sanatoria.
Il Comune si mosse in ritardo e solo nel 2014 revocò la Dia e, solo successivamente, tra il 2018 e il 2019, lo acquisì al proprio patrimonio. Tali ritardi hanno consentito ai costruttori e titolari degli immobili di ottenere vittorie in sede di Consiglio di Stato e Presidente della Repubblica. Ma le difformità permangono e, come scritto da Terranostranews qualche tempo fa, il Comune poteva e potrebbe comunque riproporre il procedimento ex novo e acquisire di nuovo il tutto.
LA NOVITA’.
Cosa era accaduto di recente? Con una delibera dello scorso giugno la giunta comunale, su proposta del blandissimo assessore all’urbanistica Polichetti, aveva chiesto alla Regione – che ha competenze in materia di urbanistica – di esercitare i poteri sostitutivi per revocare il titolo edilizio del Galeota, ovvero la vecchia Dia ritirata ma poi difatti ripristinata sulla scorta dei pronunciamenti della giustizia amministrativa.
La giunta Morra sosteneva che se il procedimento fosse stato espletato dal Comune, “sarebbe risultato con ogni probabilità non sostenibile sotto il profilo giuridico”.
In pratica Morra e i suoi si erano affidati alla Regione per fare un qualcosa che, in teoria, potrebbero o avrebbero potuto fare anche loro, almeno come mero tentativo.
La palla, invece, era stata inviata in Regione e la Regione, pur dichiarandosi perfettamente competente in materia, ha da qualche giorno risposto picche: non se ne occuperà, in pratica, e nella nota inviata al Comune ha fatto capire che è roba di cui non vogliono in alcun modo interessarsi poiché – in passato – l’ente ne avrebbe “combinate” troppe sulla vicenda.
Il Comune procederà in luogo della Regione? Difficile che lo faccia, visto che già nei mesi scorsi l’orientamento sul punto era quello di non aprire un nuovo contenzioso con la famiglia Simeoli, considerando i ricorsi già persi in passato.
Chi è di Marano, e conosce i fatti di Marano (non certo le tre ancelle del sindaco, che lavorano per lui pure dall’opposizione e alcune compiendo gravi interferenze su delicate questioni), può tranquillamente farsi un’idea sull’accaduto e valutare se si tratta di una risposta, quella della Regione, che può garbare o non garbare al primo cittadino. Secondo voi, lo chiediamo ai lettori, il sindaco è “contento” o no? Chi è di Marano si esprima liberamente, scrivendo al nostro portale.
Per restare in materia di urbanistica, va registrato infine che il Comune ha piazzato – dopo oltre tre anni (era lì dai tempi dei commissari) – il funzionario Angelo Martino, con fama da duro e poco avvezzo alle “maranesità”, all’ambiente e alle attività produttive. Martino è stato sostituito nel suo comparto dal veterano Giovanni Silvestri, da molti anni anch’egli al settore urbanistica dell’ente comunale.
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