Al Vomero mancano risposte concrete sul fenomeno delle baby gang

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” Sono trascorsi oltre 18 anni, da quando, nel settembre del 2005, l’inviato del settimanale “L’Espresso”, il giornalista Leo Sisti, descrisse, in un lungo quanto dettagliato reportage, le scene di violenza che si registravano, già allora, nel quartiere collinare partenopeo a opera di bande di giovinastri, poi impropriamente denominate “baby gang”, visto che si tratta di delinquenti seppure in età scolare, i quali, specialmente nei fine settimana, arrivavano a frotte al Vomero dai quartieri periferici della Città e dai Comuni della Provincia utilizzando il metrò collinare. Un fenomeno non nuovo dunque, peraltro salito in numerose occasioni, alla ribalta della cronaca nera. Intanto. Fino a oggi, purtroppo, nulla è cambiato  anzi la situazione è nettamente peggiorata, come denunciato in questi giorni anche da numerose mamme, preoccupate per la recrudescenza dei fenomeni di bullismo e di aggressione fisica che si stanno verificando, sempre con maggior frequenza, a danno dei propri figli  “. A intervenire, ancora una volta, sul grave fenomeno è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, fondatore su Facebook del gruppo “Comitato contro le baby gang e la movida violenta” alla pagina: https://www.facebook.com/groups/comitatopaartenopeocontromovida , che conta oltre 700 iscritti.

 ” Peraltro – aggiunge Capodanno -, in tutti questi anni,  la scia di sangue causata da questi delinquenti in erba, che escono di casa armati di bastoni, coltelli e, in qualche caso, anche di pistole, con la chiara ed evidente intenzionalità di adoperarli, si è sempre più allungata al punto che la lista delle vittime, per lo più ragazzi in età scolare, somiglia oggi a un vero e proprio bollettino di guerra “.

 

 ” Ma cosa hanno fatto concretamente le istituzioni preposte, fino a oggi, per debellare il fenomeno sia con interventi preventivi che con interventi repressivi – domanda Capodanno -? Dunque, perché meravigliarsi della scarsità delle denunce al riguardo? Con quale animo una persona che viene aggredita, malmenata e, in qualche caso, anche ferita al punto da dover ricorrere alle cure dei sanitari, anche con il timore di eventuali ritorsioni, può decidersi a denunciare se poi, in cuor suo, sa che non accadrà nulla e che se anche questi  criminali in erba venissero acciuffati e riconosciuti, poi non marcirebbero in galera, ma verrebbero riaccompagnati nelle proprie abitazioni, al massimo con una tirata d’orecchi, tornando a a delinquere per strada già dal giorno dopo? “.

” Le persone sono sfiduciate. Inoltre hanno paura – sottolinea Capodanno – Molti residenti ricordano ancora il grave episodio, uno dei tanti, accaduto anni addietro, di un uomo che era andato a prelevare con la propria autovettura la figlia e che in piazza Vanvitelli fu pestato a sangue per aver chiesto garbatamente di spostare un motorino che ostruiva il passaggio dell’auto. L’uomo, malmenato dal branco che stazionava permanentemente nella piazza, sotto gli occhi atterriti della figlia, rimase diverso tempo ricoverato in ospedale e dovette subire l’asportazione della milza. Solo due dei delinquenti furono identificati e processati. Condannati, invece che lasciati in carcere, furono mandati agli arresti domiciliari “.

 ” A questo punto – conclude Capodanno – reputo che le istituzioni preposte hanno perso credibilità e fiducia da parte dei cittadini, circa la capacità di arginare, con un programma concreto, efficace e soprattutto duraturo, che non si riduca dunque solo a qualche effimera iniziativa di facciata, il preoccupante fenomeno, che alcuni organi d’informazione hanno ribattezzato come “Vomorra”, dalla commistione  dei termini di Vomero e Gomorra “.

 

 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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