MARANO, AREA PIP: DOPO DUE SENTENZE IL CAOS REGNA ANCORA SOVRANO E I COMMISSARI (AL SOLITO) NICCHIANO

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E’ di nuovo calato il silenzio sul caso dell’area Pip, al centro di un importante processo andato in archivio pochi mesi fa. L’area industriale, realizzata da una società di scopo della famiglia Cesaro, fu acquisita alcuni anni fa al patrimonio immobiliare del Comune. L’ente cittadino, sulla scorta di alcune relazioni degli uffici, decise di revocare la concessione ai Cesaro, motivando il provvedimento sulla base di “accertate inadempienze contrattuali”. Inadempienze che si riferiscono alla non perfetta esecuzione di alcune opere e infrastrutture. Tale provvedimento – l’acquisizione al patrimonio comunale – ha resistito anche in un giudizio (civile) celebrato a Napoli nord. Secondo l’ex avvocato convenzionato del Comune, il professor Raffaele Manfrellotti, “il Comune di Marano è a tutti gli effetti proprietario del complesso industriale e ha tutto il diritto di percepire i canoni mensili degli imprenditori che un tempo pagavano la società dei Cesaro, fino a poco fa in regime di curatela giudiziaria”. Poco prima dell’arrivo dei commissari alla guida del municipio, sciolto per mafia lo scorso giugno, i dirigenti comunali raggiunsero un accordo con buona parte degli operatori presenti nel Pip. Un accordo che avrebbe consentito all’Ente di percepire circa 20 mila euro al mese per l’occupazione degli stand.

Nel frattempo, però, i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro (in un processo penale) sono stati assolti dall’accusa di concorso esterno per associazione mafiosa, mentre il solo Aniello è stato condannato per falso ideologico (aggravato dalla finalità mafiosa) proprio in relazione alla vicenda dei collaudi. Il tribunale Napoli nord ha inoltre disposto la confisca delle opere di urbanizzazione del polo produttivo. L’accavallarsi delle vicende ha reso la questione Pip ancor più ingarbugliata. Nonostante l’emissione di due sentenze, una in sede civile e una in sede penale, nell’area industriale l’anarchia regna sovrana. Ogni imprenditore si regola un po’ a modo suo e, sulla vicenda, i commissari alla guida dell’Ente non hanno ancora proferito parola. E perché non parlano? Dal Pip il Comune potrebbe ricavare molto ed è comunque un polo produttivo da salvare e rendere pienamente legale? Perché tanti silenzi?

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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