Sette mesi e passa di commissariamento a Marano. La città dei record, il cui Comune è stato sciolto quattro volte per mafia, con problemi infiniti come l’acqua, le strade, la pubblica illuminazione e tanto, tanto altro. Accanto agli aspetti più noti, quelli denunciati ogni giorno da media e cittadini, ve ne sono altri di cui nessuno (a parte il nostro giornale) si interessa. Ogni tanto, nella speranza che qualcuno faccia qualcosa, le riproponiamo. E le riproponiamo anche ai commissari e ai neo sovraordinati, che nella sanno della storia di Marano e che non sono circondati da persone interessate a fargliele sapere.
I politici locali? Sono perlopiù squalificati e chi ricopre cariche, anche non comunali, non ha le necessarie conoscenze storiche per affrontare certi problemi. E allora, a titolo di riassunto, indichiamo le tante vicende rimaste in sospeso.
Palazzo Merolla.
Palazzo sorto nel centro antico della città, fu acquistato dal Comune (anno 2001) da uno società successivamente confiscata per mafia, la Tiziana Costruzioni, ritenuta di fatto nelle disponibilità di Antonio Simeoli, meglio noto come Ciaulone. Il Palazzo fu ristrutturato negli anni successivi da un’altra ditta di camorra, la Mastromimico, anch’essa poi confiscata dallo Stato. La struttura per alcuni anni ha fatto da punto di riferimento per molte iniziative culturali. Poi il degrado ha preso il sopravvento. Intonaco che crolla, infiltrazioni, umidità, giardini semi distrutti. Il Comune di Marano ha presentato un progetto per l’ennesimo restyling (fondi Pics), ma l’ente è in mostruoso ritardo e i fondi, già stanziati dalla Regione, non arriveranno nelle casse del municipio. (foto in basso).
L’ex convento delle suore ausiliatrici di Don Bosco.
Sorge anch’esso nel centro storico, a due passi dalla scuola Amanzio. Era gestito dalle suore, poi, allo scioglimento dell’istituto religioso, confluì nel patrimonio del Comune. Da allora tutto è stato devastato, nel silenzio (colpevole) del Comune e delle forze dell’ordine, che mai hanno beccato un solo vandalo o piazzato una telecamere in zona. Di progetti comunali nemmeno l’ombra. Perché, allora, non venderlo per fare cassa? (foto in basso distruzione locali).
Palazzo Battagliese.
Un paio di anni fa l’ultima iniziativa comunale. Il palazzo, che sorge in via Roma, era stato aperto al pubblico dopo anni di chiusure e di lavori interminabili. La svolta sembrava vicina: doveva essere affidato ad associazioni del terzo settore, al forum dei giovani, ma non se ne è fatto nulla. Soldi spesi e poi? Perché non utilizzarlo come sede di uffici comunali o per altro? (foto in basso).
Stadio comunale.
Realizzato nel 2005, ha a lungo ospitato eventi di respiro regionale e nazionale. La gestione è stato sempre il tallone d’Achille: quando lo gestiva l’atletica soffrivano le scuole calcio, quando lo gestivano le scuole calcio, andava in crisi l’atletica. Visconti, l’ultimo sindaco, lo affidò alla Fidal senza alcun bando pubblico. Una vicenda grave. Poi la Fidal si è defilata e chi, per conto della Fidal, gestiva l’impianto, non è riuscito più a portare avanti le attività. Lo stadio è in condizioni pessime, soprattutto il manto erboso. Il manto naturale costa fiumi di soldi. Occorre renderlo sintetico e dare, a tutti (calcio, atletica e amatori), la possibilità di utilizzarlo. Perché non si interloquisce con il calcio Napoli o altre società (non solo di calcio) di spessore? Non per ricavarci soldi, ma quanto meno per preservarlo dall’incuria e rilanciarlo per i dovuti palcoscenici. (foto manto erboso attuale in basso).
Bocciodromo e Palasport.
A che punto siamo con le gestioni? I contratti sono vigenti? Il Comune segue la situazione? Incamera qualcosina o ci rifonde anche le spese per le utenze? (foto bocciodromo in basso).
Appartamenti di via Antica Consolare Campana.
Le case abusive, tutte sequestrate e poi confluite nel patrimonio comunale, furono vandalizzate poco prima dell’arrivo dei commissari. C’era un progetto finanziato dalla Regione per renderle casa famiglia. Gli uffici ne hanno parlato ai commissari e i commissari cosa vogliono farne? (foto devastazione in basso).
Masseria del Galeota.
Il complesso residenziale, realizzato dalle società del costruttore Angelo Simeoli, è abusivo e da circa tre anni acquisito dal Comune. In una parte del complesso vivono alcune famiglie. Alcune hanno ottenuto sospensiva dal Tar per lo sgombero, molte altre no. In alcuni casi i ricorsi sono stati bocciati. Il Pd voleva farci una scuola per i ragazzi di san Rocco che ancora oggi studiano in un immobile anch’esso abusivo. Il progetto si è impantanato. Ma il Comune cosa ha deciso di farne? Vicenda, come Palazzo Merolla, finita al centro di un’importante inchiesta giudiziaria. (foto in basso).
Pip.
Storia nota (per grandi linee) a tutti, ma nessuno – a parte noi – conosce gli aspetti specifici della vicenda. Il complesso industriale realizzato da una società dei Cesaro, finito al centro di un’imponente inchiesta della Dda, fu acquisito dal Comune al proprio patrimonio oltre due anni e mezzo fa. ll Comune è il proprietario dei capannoni e delle infrastrutture, come sancito mesi fa dal tribunale Napoli nord che sconfessò un ricorso dei commissari nominati dalla Procura. Il Comune deve incamerare, pertanto, i canoni mensili dagli affittuari dei capannoni. Pochi mesi fa, tuttavia, la conclusione del processo Pip ha portato al dissequestro della struttura, all’assoluzione dei fratelli Cesaro (dal reato di concorso esterno) e alla condanna Aniello per falso ideologico aggravato dalla finalità mafiosa. Cosa significa? Siccome il Pip fu acquisito dal Comune per inadempienze contrattuali della società dei Cesaro e siccome il falso ideologico, in relazione alla realizzazione di alcune infrastrutture, è stato confermato, l’ente cittadino non deve restituire un bel niente ai Cesaro. Quindi cosa si fa? Se ne vogliono occupare i commissari o vogliamo continuare a perdere risorse economiche? (foto in basso).
Capitolo Asl.
La struttura, di proprietà comunale, in cui sorge il distretto sanitario era sprovvista del contatore idrico. Lo scoprì il nostro giornale. L’Asl, dunque, non pagava l’acqua. E’ stato installato? E’ cambiato qualcosa o no? (foto in basso).
Manufatto sorto accanto alla sede dei Mutilati di guerra.
Abusivo, ma realizzato proprio dal Comune di Marano, fu utilizzato per qualche tempo dall’associazione Zefiro che distribuiva pacchi alimentari e altri prodotti agli indigenti. Fecero andare via i volontari e nulla più è stato fatto. Né sanato né abbattuto né altro. La fine dei trac, insomma. (foto in basso).
Villa confiscata via Marano-Quarto.
Confiscata a Luigi Simeoli, pregiudicato ritenuto affiliato al clan Polverino, circa dieci anni fa, fu affidata (per 7 anni) dal commissario Tremonti all’associazione Aggregarci. In otto anni l’associazione non ha organizzato il ben che minimo evento né tanto meno lo ha utilizzato per fini sociali. Possibile che un bene confiscato, una villa di tale portata, ubicata in via Marano-Quarto, debba rimanere inutilizzata per anni e anni. Ma i commissari perché non si muovono, magari facendo chiarezza con i responsabili dell’associazione? (foto in basso).