I luoghi del cuore. L’antico porto del Granatello a Portici

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L’antico Porto del Granatello, il luogo più suggestivo di Portici, lascia negli occhi il colore di case stinte dalla salsedine, delle pietre laviche del molo, dei cespugli spontanei lasciati crescere lungo i muri di recinzione di vetusti palazzi nobiliari. Sul lastricato di pietra scura sembra ancora di sentire il rumore delle carrozze in transito, gli zoccoli dei cavalli, il cigolio dei carretti, che dalle falde del Vesuvio portavano a Portici i prodotti della campagna; o le sirene delle navi su cui si caricava il ferro, o dei treni in transito sui binari di una  ferrovia prospiciente al mare, panoramica, la prima ferrovia d’Italia. Echi di un passato, che al tramonto sembrano ritornare a far visita agli abitanti di oggi, che passeggiano volentieri sul molo e si attardano, in tutte le stagioni, a scrutare l’orizzonte, a nutrire i gatti randagi, a fumare l’ultima sigaretta.

Il porto del Granatello è di origine borbonica, ed è sovrastato da un antica villa settecentesca, ormai chiusa e in stato di abbandono: Villa D’Elboeuf, disegnata da Ferdinando Sanfelice, che domina il porto e si immerge vicinissima all’acqua con una sua propaggine deliziosa, un emiciclo di eleganti cabine in muratura, su due piani, voluto da Ferdinando IV, dove risuonavano le voci della nobiltà porticense in vacanza: il Bagno della Regina. Il parco della villa era molto vasto, arricchito da piante esotiche, e fu poi tagliato al mezzo per permettere la costruzione della prima ferrovia italiana, la Napoli – Portici, nel 1839. Quello che doveva essere un elegante porto divenne, alla caduta dei Borbone, uno scalo commerciale, e poi un porto funzionale, quasi  satellite, a quello di Napoli. Oggi il progetto di riqualificazione dell’area ci fa sperare di poter rivisitare la Villa che, costruita nel 1711 dal duca omonimo, è la più antica delle 122 ville vesuviane del Miglio d’Oro.

© Copyright Emilia Pirozzi, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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