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La inchiesta che investe la passata amministrazione comunale, con il credo del garantismo assoluto e della presunta innocenza, metterebbe però in evidenzia ancora una volta che a Marano vige il motto del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ” tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”. Nomine apicali inopportune nell’ attuale amministrazione di persone citate in più pagini nel decreto di scioglimento dell’ amministrazione Visconti, dipendenti trasferiti in altri compiti dalla commissione prefettizia spostati di nuovo al posto di provenienza prima del trasferimento. Questione della scuola di S. Rocco mal gestita, come si evince anche dalle dichiarazioni fatte alla stampa dalla famiglia d’Ambra con l’ aggravate dì non aver preso in considerazione l’ indicazione della Commissione Prefettizia che indicava nel bene confiscato alla camorra di via Puccini la soluzione parziale dove allocare una parte degli studenti della S. Rocco . L’ atavica problematica degli uffici del giudice di Pace ancora irrisolto con sperpero di denaro pubblico ad appannaggio di privati proprietari del 73% dell’ immobile, ultima notizia in merito è quella che in un incontro tra i sindaci dei comuni interessati l’ amministrazione che ha fatto sapere di voler spostare gli uffici nell’ attuale immobile che ospita la casa comunale di c.so Umberto I. Una sinistra che non si arrende mai, negli anni dopo aver fatto distruggere il territorio da imprenditori senza scrupoli con una politica compiacente e fatto scomparire prodotti dell’agricoltura di prim’ordine come le ciliegie dell’Arecca e le mele annurche ,in nome dell’ edilizia residenziale, attraverso cooperative spesso discutibili. Con il risultato di aver creato una città senza futuro socio – economico , disarmonica urbanisticamente, insomma un dormito umanamente orrendamente arido, adesso vorrebbe eliminare anche il simbolo della comunità rappresentato dal palazzo del Municipio. Di questo passo anche per la presenza di amici dell’ amministrazione che brindano per l’ assoluzione di personaggi discutibili, senza essere sconfessati senza ma e senza se, che ancora intervengono nella dialettica politica- amministrativa sui social e frequentano ancora gli uffici comunali senza averne titoli. Come pure la inopportuna presenza a feste di compleanno di famiglie del cono ombra della vita del recente passato della nostra città di chi appoggia l’ esecutivo, la collettività maranese rischia di rimanere in “mutande” per la mancanza di un vero cambiamento e della reale rinascita.
Michele Izzo consigliere comunale