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Te la do io la “rivoluzione”, si potrebbe dire, citando un programma degli anni Ottanta che lanciò Beppe Grillo in tv (ere geologiche fa). Perché la “rivoluzione”, con sapiente appropriazione semantica di una parola che sempre fu del Garante, la promette, ora, Giuseppe Conte.
Proprio lui, l’avvocato che il M5S lanciò a Palazzo Chigi togliendolo dalla polvere dei faldoni. E dunque, per proprietà transitiva, chi gli si oppone (Grillo) tifa per l’opposto: la conservazione, lo status quo, il vecchio. Insomma, si consuma l’eterna lotta della politica: i figli mangiano i padri, i nuovi rottamano i vecchi. Qui la categoria distintiva non è l’età, ma lo schema non cambia.