Diffidenza, incomprensione, sfiducia, scarsa simpatia reciproca. In questa estate torrida i rapporti tra Mario Draghi e Giuseppe Conte sono a un punto tale di freddezza che non può bastare una telefonata di pochi minuti per ultimare quel chiarimento che, per il presidente del Consiglio, è iniziato mercoledì sulla linea Madrid-Roma.
Il premier e il suo predecessore si vedranno lunedì a Palazzo Chigi, quando Draghi sarà tornato dal buen retiro di Città della Pieve. «Sarà un incontro importante», prevede Conte, che ancora non esclude una rottura irreparabile: «Sulla permanenza al governo coinvolgeremo gli organi politici e valuteremo». Ma prima ci sarà l’incontro decisivo, in cui i protagonisti del «duello» cercheranno un accordo che salvi il governo.
L’intesa dovrà essere nel merito dei provvedimenti, perché il presidente del Movimento, dimezzato o quasi dalla scissione, ha bisogno di qualche vessillo a tinte forti per convincere i suoi parlamentari che l’avventura dell’unità nazionale non può finire qui: con la guerra che uccide, la recessione che avanza, la siccità che brucia i raccolti e il caro energia che impoverisce gli italiani.