Lockdown, un giudice di pace smonta Conte: fu un abuso

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C’è un giudice (di pace) a Frosinone. Lo scorso 15 luglio – come riporta Il Tempo – ma si è saputo solo nelle ultime ore, si sono affermati con nettezza i confini dell’azione di governo nella gestione della pandemia. Il lockdown inteso come reclusione obbligatoria degli italiani è un abuso, le sanzioni una prepotenza e lo stesso stato di emergenza è ben oltre i limiti fissati dalla Costituzione.

Sarà pure solamente un giudice di pace il dottor Emilio Manganiello, ma la sua decisione – per ora riguardante un solo ricorso a Frosinone contro una sanzione amministrativa legata ai dpcm di Conte – non può certo lasciare insensibile il legislatore. Se il premier dovesse avere ancora intenzione di lasciarci di nuovo dentro le mura di casa, ci sarebbero argomenti consistenti per rovesciare ogni prepotenza istituzionale.

L’11 aprile il signor C.C. veniva multato in terra ciociara. Aveva violato l’obbligo di restare in casa vigente a quel tempo. Con il suo avvocato, Giuseppe Cosimato, ha presentato un ricorso giudicato fondato e non dovrà pagare la sanzione.

A meno che la prefettura – contumace all’udienza – non faccia ricorso per conto del governo, la sentenza potrebbe fare scuola. Il ricorso con le motivazioni proposte dall’avvocato Cosimato è stato accolto e il giudice di pace si è anche risparmiato la Corte Costituzionale perché né la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio sullo stato di emergenza, né la raffica di Dpcm varati in solitaria da Conte, sono leggi. Sono semplicemente atti amministrativi e il giudice può disapplicarli.

Motivo? In nessuna parte della Costituzione esiste lo stato di emergenza come potere conferito al governo per motivi sanitari. Ci si può ricorrere solo per terremoti, incendi, alluvioni, valanghe. Oppure, per inquinamento. Né tanto meno può farlo da solo il presidente del Consiglio dei ministri.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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