Un mistero chiamato Pip Marano. Il Comune ha rescisso con i Cesaro, ma da due anni non si muove. Visconti come Ponzio Pilato?

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Un mistero chiamato Pip. Sul futuro del polo industriale di via Migliaccio, finito nel mirino della Procura di Napoli, ancora oggi parzialmente sequestrato e al centro di un processo che si celebra a Napoli nord, si addensano ancora molte nubi. Il Comune di Marano, per inadempienza contrattuale, ha rescisso il contratto con la Iniziative industriale di Sant’Antimo, società di scopo della famiglia Cesaro.

Sono passati, da allora, quasi due anni (lo fecero i commissari straordinari) ma ad oggi l’ente maranese non è ancora entrato in possesso degli spazi e capannoni che, in teoria, avrebbe già acquisito.

Qual è la ragione di questo rallentamento? Si disse, un anno fa, che l’amministrazione comunale, prima di agire, voleva confrontarsi con la Procura di Napoli. e

L’interlocuzione tra le parti, tuttavia, si è arenata. L’autorità giudiziaria ha chiesto all’ente cittadino di confrontarsi soprattutto con l’amministratore giudiziario dell’azienda di Sant’Antimo, Bruno Rossi, che ha contestato – anche in sede di Tar – la scelta adottata a suo tempo (rescissione unilaterale della convenzione) dai commissari di Marano.

Quali sono i timori? In primis che le banche possano, una volta passata la palla definitivamente al Comune, “aggredire” fin da subito i titolari dei capannoni esposti per milioni di euro con gli istituti di credito per effetto delle cambiali firmate a suo tempo con i Cesaro. Il tempo passa e non si decide. Il sindaco, secondo tanti osservatori, starebbe assumendo un atteggiamento pilatesco; per altri, invece, non ci sarebbe alcuna volontà politica di risolvere la questione, contrariamente a quanto avvenuto per altri casi forse ritenuti dal punto di vista più agevoli sotto il profilo del consenso.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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