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Andrà tutto bene?
Gentile dottore, lo sgomento di ciò che sta accadendo lascerà in noi segni indelebili? Sapremo ricostruirci come persone sociali? Avremo il coraggio di uscire di nuovo? Sento che molte persone non vedono l’ora che le restrizioni previste vengano cancellate. Io mi chiedo: ma che faremo? Cena al ristorante, feste sul terrazzo e barbecue come nulla fosse stato? Un colpo di spugna e tutti in spiaggia? L’uomo ha un naturale spirito di adattamento e stiamo riuscendo a stare in casa e isolati, ma la paura? Cosa ci aiuterà a ritrovare la normalità?
Alberto di Napoli
Risposta
Andrà tutto bene? L’aspetto rassicurante che si cela in quest’ affermazione, diventata ormai di uso comune, ci rimanda a qualcosa di materno, rivolto al bambino che cerca un segno di approvazione, di conforto, a quello che sta facendo. Una conferma silente gli arriverà dalla mamma, da quello sguardo che lo accompagnerà per tutta la vita, facendogli sapere che nn sarà mai solo ogni volta che si dovrà risollevare dagli inciampi che la vita gli potrà procurare. Quello che stiamo vivendo ci richiede sforzi e capacità uniche. La condizione esistenziale di questi giorni ci sta mettendo in contatto con le nostre parti più intime, profonde, quelle che non abbiamo mai contattato e che paradossalmente stanno facendo emergere resilienza e capacità che non pensavamo di possedere. È un periodo di lutto collettivo, fatto di morti che ci vengono propinati attraverso bollettini, con cifre che non tengono conto delle individualità. Andrà tutto bene se da ora cominciamo a pensare a questi momenti non solo come ricordi, parti di un nostro vissuto, con tutta l’angoscia che ci propone. Appartengono a ognuno di noi quelle vite che stiamo salutando nel più assurdo dei modi, nella più estrema solitudine e nel più assordante silenzio. I nostri “vecchi” ( è una parola che mi piace) che muoiono, che vanno via portando con sé la nostra storia, ci stanno lasciando un compito arduo:la storia ora dobbiamo scriverla noi. Ne saremo all’altezza? Loro ci lasciano una bella eredità, quella vera, fatta di ricchezza non materiale, ma di grandi insegnamenti. Ascoltando qualche persona più anziana, si dice di vedere in questi giorni spettrali, di vuoto, di silenzio, gli stessi fenomeni che ha già vissuto durante la guerra. Oggi non c’è il coprifuoco perché il pericolo è costante, invisibile. Ritrovarsi in casa, privati della propria libertà e in solitudine, alimenta dubbi, domande sulla propria esistenza, sulle proprie paure e limiti, sulle possibilità che la vita ci ha riservato. È Pasqua, periodo di vita nuova, con il nuovo che si profila come rinascita. Torneremo a correre sui prati, ad abbracciarci, a baciarci, a toccarci, ad amarci in un nuovo modo, certamente cambiato. Torneremo a non avere paura della contaminazione da parte dell’altro, guardato con il sospetto dello sconosciuto. Torneremo a nuova vita, a respirare la nostra aria, senza filtri e senza mascherine, a riempire i polmoni come quando veniamo al mondo, preannunciando il nostro arrivo con un grido fortissimo che rivendica il nostro unico diritto: quello alla vita.
Dott. Raffaele Virgilio, psicologo e psicoterapeuta
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