Mentre l’ Oriente partorisce immagini di donne sottomesse all’uomo, l’Occidente sembra orientarsi sempre più strenuamente al riscatto di un così impietoso vassallaggio femminile.
È d’ importazione americana una pratica fetish conosciuta come “Money Slave” (schiavo del denaro) o “Findom” (dominazione finanziaria), la quale prevede che una dominatrice, meglio nota come mistress, appaghi il desiderio del suo servo lasciando che esso le devolva del denaro. Attraverso le donazioni, l’ offerente non si aspetta di ricevere nulla dalla beneficata, ad eccezione di una tirannia che sembra eccitarlo: la fanciulla, quei quattrini, deve pretenderli.
È allora che il dominato soddisfa la sua pulsione.
Ma non parlatele di sesso: nonostante da una padrona come lei ci si aspetterebbe continui riferimenti alla pornografia, tradisce invece una personalità a tratti sessuofoba: «Non mi piace la carnalità, e la pratico solo quando sono davvero coinvolta con un uomo, ma pure in quel caso la vivo come una elargizione che mi faccio violenza a concedere. Lo schiavo sta a debita distanza da me, e l’ unica cosa in grado di stabilire un contatto tra noi è il denaro. Una volta ho fatto un calcolo approssimativo dei quattrini che uno slave mi ha versato nel corso di interi mesi di dominazione: oltre 20mila euro. E di questo soggetto non conosco neppure la fisionomia: non incontro mai i miei clienti, ad eccezione di quelli con i quali fisso appuntamenti di “Cash Point Meet”, ossia incontri fugaci che avvengono in luoghi come bar, piazze o ristoranti, durante i quali si sta assieme il tempo necessario a riscuotere il denaro. Funziona così: io telefono al servo e gli ordino: “A tale ora fatti trovare in tale posto coi soldi in bocca”; quella comunicazione, per lui, equivale ad un terno al lotto, con la differenza che la somma della vincita la incasso io. C’ è poi un’ altra circostanza che potrebbe favorire un’ interfaccia diretta tra me ed i vassalli, quella in cui mi chiedano di ricevere una prestazione di Ballbusting, ossia il calcio nelle palle. Adoro questa pratica perché, assieme ad i lauti guadagni, mi garantisce anche la possibilità di sfogare una rabbia remota che nutro verso parte del genere maschile. Quando sferro le zampate immagino di percuotere i miei ex e picchio senza troppi riguardi, perché, anche se riducessi alla sterilità degli imbecilli come loro, salverei l’ umanità dalla prosecuzione del gene dell’ inettitudine. Mi piace ledere la virilità, e non c’ è modo migliore per farlo che inveire sull’ attributo che ne è simbolo».
Ma il dilemma è inevitabile: cosa farà Alisha quando l’ avvenenza la abbandonerà? «La bellezza, nel mondo fetish, non è un valore assoluto, tant’ è che le MILF sembrano infiammare le fantasie degli uomini ancor più delle ragazzine. Mi consola pensare che la dominazione ad opera di una donna matura è ancor più remunerativa, poiché la padrona con esperienza infonde più autorità della mocciosa».
Moralità – Ma è soprattutto quando le domandiamo se si interroghi mai sulla moralità di tutto questo che, la Griffanti, dà il meglio di sé: si farà degli scrupoli a spennare gli uomini? «Non ho un’ etica, pertanto non sento la necessità di interpellarla.
Il denaro è sempre stato la mia più grande aspettativa ed ho trovato il modo per garantirmelo.
Non c’ è nulla che valga le mie finanze, ad eccezione del mio gatto: lui non lo darei via per tutti i soldi del mondo. Difatti ho un motto: il gatto e la figa a nessun prezzo».
Non vuole congedarsi senza evangelizzare il genere femminile su un concetto che ritiene fondamentale: «Fanciulle, ricordate che la figa è potere, ed il fatto che all’ uomo piaccia così tanto lo rende monetizzabile. Usare la propria “fagiana” per farci sesso è appannaggio comune, ma servirsene per manipolare è prerogativa di poche elette. Non datela, fatela solo annusare da lontano, perché il punto debole del maschio non è averla, bensì desiderarla».