«La ricchezza è pericolosa e – dice Gesù – rende difficile persino salvarsi. Il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare». Papa Francesco in una piazza San Pietro gremita di fedeli, molti dei quali arrivati dal Salvador, ha proclamato Paolo VI e il vescovo Romero santi. Assieme a loro altri cinque religiosi fondatori di ordini sono diventati santi (Francesco Spinelli (1853- 1913), Vincenzo Romano (1751-1831) suor Maria Caterina Kasper (1820-1898), suor Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù (1889-1943), Nunzio Sulprizio (1817-1836). Dopo la lettura della petizione da parte del cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione dei Santi, sono state recitate le litanie e infine la formula latina di rito mentre la folla esplodeva in un lungo applauso. Papa Francesco ha voluto che Paolo VI, il pontefice del post Concilio e il vescovo salvadoregno assassinato dal regime militare di estrema destra (per avere difeso braccianti e contadini), diventassero santi assieme. Se negli anni Settanta la sorte li aveva uniti in vita, intrecciandone a distanza le vicende, la Chiesa oggi ne celebra la grandezza per avere dimostrato tutta la radicalità del Vangelo. «Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. E oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità”. San Romero, invece, «ha lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo» ha detto Papa Francesco nella omelia.
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