Mini-cuore artificiale salva la vita di una bimba di tre anni

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È IL secondo intervento al mondo dopo quello del 2012, condotto sempre all’ospedale della Santa Sede: si tratta dell’impianto di un mini-cuore artificiale – delle dimensioni paragonabili a quelle di una batteria stilo – che stavolta ha salvato la vita di una bambina di tre anni ricoverata al Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico di Roma. L’Intervento è stato eseguito dalla équipe del cardiochirurgo Antonio Amodeo il 2 febbraio. Le condizioni della bambina, spiegano dall’ospedale, sono buone ed è in attesa del trapianto. Per l’utilizzo del dispositivo – una pompa cardiaca miniaturizzata (l’Infant Jarvik 2015),  la struttura sanitaria della Santa Sede ha ottenuto l’autorizzazione straordinaria dalla Food and Drug Administration (Fda) americana e dal ministero della Salute italiano: la sperimentazione clinica, infatti, deve ancora partire negli Stati Uniti.

“Se le premesse di minore morbidità e mortalità verranno confermate dai clinical trial che inizieranno entro il 2018, si tratta di una vera rivoluzione nel mondo dell’assistenza meccanica pediatrica. Negli ultimi 20 anni – spiega Antonio Amodeo, responsabile Ecmo e assistenza meccanica cardiorespiratoria e trapianto di cuore artificiale del Bambino Gesù – per i piccoli pazienti è stato disponibile un solo modello di cuore artificiale paracorporeo, che se da un lato faceva registrare un 70% di sopravvivenza, dall’altro non permetteva la dimissione a casa dei pazienti. Adesso, sarà invece possibile dimetterli dopo l’intervento, permettendogli il reinserimento nel tessuto sociale e familiare in attesa del trapianto di cuore. Bisogna considerare che la maggior parte delle assistenze meccaniche cardiocircolatorie pediatriche si effettua proprio entro i primi tre anni di vita, quando i pazienti sono più piccoli: l’utilizzo della mini-pompa cardiaca potrà rappresentare una svolta”.

• LE CONDIZIONI DELLA BIMBA 
La piccola, affetta da miocardiopatia dilatativa, era in lista d’attesa per il trapianto cardiaco e aveva già subito l’impianto di un Berlin Heart, un cuore artificiale paracorporeo che per funzionare necessita dell’ausilio di una consolle esterna collegata con cannule al torace del paziente, e un episodio di emorragia cerebrale dal quale si sta lentamente riprendendo. Successivamente, per un recupero della funzione cardiaca, era stata tentata la rimozione del Berlin Heart senza successo. La piccola è stata quindi nuovamente assistita con un sistema temporaneo di assistenza cardiocircolatoria anche a causa di una infezione dei tramiti delle precedenti cannule. A quel punto, la sola opzione terapeutica salvavita era rappresentata dall’Infant Jarvik 2015, unica pompa intratoracica con alimentazione tramite un cavo addominale.
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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