Gentile dottore,
La mia vita si svolge in modo molto regolare: come insegnante, madre e moglie, devo dire che non ho particolari problemi, se non quelli che hanno tutti. La vita scorre tranquilla, forse fin troppo. La reciproca sopportazione tra me e mio marito è pari al reciproco apprezzamento di quanto entrambi facciamo per la famiglia. E così il pensiero spesso vola libero e vola lontano, lontano dal mare calmo e rassicurante della realtà, per raggiungere fantasie inconfessabili. In queste lontane zone dell’immaginazione io mi accompagno a uomini sempre diversi, amanti appassionati, viaggiatori esperti, romantici corteggiatori. Visito sempre più spesso una dimensione irreale, inutile, forse pericolosa. La fantasia prenderà piede e impazzirò? E’ così che si “esce fuori di testa”? O mi concederò ad altri?
Maria Giovanna di Aversa
Capita a volte camminando per strada di fermarci all’improvviso a guardare il nostro volto riflesso in uno specchio. Un senso di inquietudine ci pervade in quel momento, in cui ci sembra di non riconoscer-ci, non solo nelle fattezze, ma anche in quello sguardo che sembra essere diventato indagatore, sulla nostra vita e su noi stessi. Sono attimi, ma racchiudono tanti significati, profondi quanto l’intensità dello smarrimento che ci prende. Freud studiò a fondo i fenomeni descritti dalla nostra lettrice, Nello specifico si tratta di situazioni di fantasia che vengono messe in atto per sfuggire alla routine di una vita standardizzata, regolata secondo un modello normativo dove è il “SI” a farla da padrone. Il “SI” che domina una vita impersonale, che aderisce a modelli imposti da una società che ci spinge a fare tutti le stesse cose, secondo un “fare” precostituito, dove spazio e tempo non sono vissuti secondo bisogni personali, ma orientati alla massa, oltre il desiderio individuale. Allora si va al cinema, si va in pizzeria, si va in vacanza, e si sceglie il proprio compagno secondo una logica che ci accomuna tutti. L’uomo dov’è? E’ possibile negare le proprie inclinazioni sempre secondo una logica accomodante, fino alla saturazione? Sembrerà banale, infatti, ma ci si aggrappa alla fantasia per sfuggire la realtà, come forma sublimatoria di reali bisogni. Cosa ci resta? Forse ascoltare le inquietudini che vengono fuori da quello sguardo che ci coglie di sorpresa quando siamo sovrappensiero, ma che ci mette a contatto con la nostra nudità. In quel momento capiamo quanto essa voglia essere coperta dal calore che può arrivare da un contatto vero, reale, che solo nell’amore è possibile trovare. Quindi la fantasia può alimentare il desiderio, ma nella realtà ci tiene lontano da esso.
Dottor Raffaele Virgilio, psicologo e psicoterapeuta
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