Progettisti e dipendenti dovranno difendersi dall’accusa di omicidio colposo i tre professionisti che hanno progettato il prototipo, che fanno capo a un ex docente universitario di Salerno; ma anche i tre dipendenti (oggi ex dipendenti) dell’azienda di Torino che ha di fatto realizzato l’auto ibrida testata a Napoli. Per mesi, sono stati i carabinieri del comando provinciale di Napoli a raccogliere possibili riscontri per definire le presunte responsabilità nella gestione di questo veicolo. Sono state acquisite mail e conversazioni tra i due gruppi di lavoro. Emergeva la consapevolezza di un problema nel progetto? È uno dei punti dell’inchiesta.
Riflettori puntati sulla batteria a litio inserita nell’auto, sulla fabbricazione dell’impianto in un laboratorio svizzero. È da qui, dalla batteria, che sarebbe partita la scintilla, poi lo scoppio, infine le fiamme che hanno avvolto in pochi istanti l’intero veicolo. Un’esplosione che doveva essere evitata, sembra di capire. Rappresentati dal penalista napoletano Ivan Filippelli, i parenti della ricercatrice del Cnr ora attendono una probabile richiesta di rinvio a giudizio, in vista dell’accertamento in aula.
Stesso discorso per i parenti del giovane ricercatore travolto dalle fiamme e morto poche ore dopo lo scoppio della batteria. Erano di due generazioni differenti, Maria Antonietta e Fulvio, ma avevano gli stessi sogni ed erano animati dallo stesso zelo professionale, dalla stessa passione per lavoro e ricerca. Condividevano il desiderio di creare le condizioni per un trasporto su gomma in grado di abbattere le emissioni nell’atmosfera. In questa logica, avevano accettato di fare il proprio dovere fino in fondo, entrando in quel maledetto abitacolo. Un test ordinario, tutto era filato liscio.
L’auto stava facendo il proprio tragitto, fino a quando – in tangenziale – le fiamme. Un miracolo che non siano stati coinvolti altri mezzi in circolazione in quel momento. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’impianto della batteria potrebbe essere arrivato in un secondo momento rispetto iniziale. Ma sulle ragioni che hanno animato alcune scelte nella definizione del prototipo, è giusto sospendere il giudizio. Sarà ovviamente lo svolgimento del procedimento a consentire a tutti i soggetti coinvolti in questa inchiesta di replicare alle accuse e a spiegare i punti cardine della propria strategia.