Processo Pip, ieri l’arringa-fiume degli avvocati di Raffaele Cesaro: “Fu il Comune a fare ostruzionismo”

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Udienza fiume a Napoli nord. E’ durata oltre cinque ore l’arringa difensiva degli avvocati Vincenzo Maiello e Michele Sanseverino, legali di Raffaele Cesaro, uno degli imputati nel processo Pip ormai alle battute conclusive. I due difensori hanno chiesto l’assoluzione per il loro assistito, nel corso dell’udienza celebrata ieri nelle aule del presidio giudiziario aversano.

Nelle scorse settimane, invece, era stato l’avvocato Paolo Trofino a chiedere l’assoluzione per Aniello Cesaro, fratello di Raffaele, anch’egli a capo dell’azienda (Iniziative industriali di Sant’Antimo) che si aggiudicò il bando per la realizzazione dell’area industriale nel comune di Marano.

I due imprenditori di Sant’Antimo rispondono dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa con il clan Polverino. Analogo capo di accusa anche per Antonio Di Guida, imprenditore edile ed ex esponente politico di Marano, e per Oliviero Giannella, noto tecnico maranese.

Gli avvocati dei fratelli Cesaro hanno completamente ribaltato il teorema accusatorio proposto dalla Procura. “Come emerso con chiarezza dal dibattimento – hanno spiegato dinanzi al collegio presieduto dal giudice Francesco Chiaromonte – i Cesaro hanno subito il pesante ostruzionismo messo in essere da alcuni funzionari e politici del Comune di Marano. Non hanno beneficiato, contrariamente a quanto indicato dagli inquirenti, di alcun vantaggio”. Sanseverino e Maiello hanno evidenziato anche altri aspetti: “La perizia tecnica eseguita nel complesso industriale su richiesta della Procura è parametrata su un progetto superato. L’opera è stata realizzata con il progetto Cacciapuoti – hanno sottolineato i due legali – ma il tecnico della Procura ha basato la sua relazione sul progetto Sansone. Per questa ragione sono emerse le discrasie censurate dagli inquirenti”. Il processo riprenderà nei prossimi giorni e in quell’occasione a discutere saranno gli avvocati dell’ex assessore provinciale di Forza Italia Antonio Di Guida.

Nella stessa seduta prenderà la parola anche il legale dell’ingegnere OIiviero Giannella, tra l’altro socio di Di Guida in alcune società finite nel mirino dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Entro la fine del mese, o al massimo all’inizio di ottobre, arriverà l’attesissima sentenza. Imputati nel processo, ma solo per fittizia intestazione di beni, anche i cugini Salvatore Polverino e Antonio Visconti.

La pubblica accusa è rappresentata dai pubblici ministeri Maria Di Mauro (ieri assente in aula) e Giuseppe Visone. Il pm Di Mauro ha già da tempo formalizzato le sue richieste di condanna: 12 anni e 6 mesi per Aniello Cesaro, 8 anni per Raffaele Cesaro, 8 anni per Antonio Di Guida, 12 anni e 6 mesi per Oliviero Giannella, 4 anni e 6 mesi per Salvatore Polverino, 3 anni e 6 mesi per Antonio Visconti.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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