Il super deficit del comune di Napoli: saltano più di 1000 assunzioni. Ecco cosa scrive il dirigente Gargiulo

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Nell’anno in corso dovevano essere 600 le assunzioni, l’anno prossimo 482 per un totali di 1082, ma di nuovi comunali a Palazzo San Giacomo non se ne vedrà nemmeno uno. È l’effetto del debito del Comune salito a 2,7 miliardi, così la giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris – come riporta Il Mattino – nel rendiconto di bilancio firmato dall’assessore alle Finanze Enrico Panini ha deciso di tagliare i fondi per il concorso pubblico per cercare di mettere una pezza al superbuco che si ritrova nei conti. Una sforbiciata da 75 milioni di cui 40 servivano per i nuovi assunti e per organizzare il concorso e tanti saluti a chi agognava un posto di lavoro a Palazzo San Giacomo

Tutto scritto nella delibera 211 approvata il 29 giugno. Ma non è l’unica certificazione di un fallimento amministrativo (e politico) dell’ente che di fatto è in default. Perché ci sono altre due mazzate che questa volta i dirigenti del Comune hanno esplicitato in maniera chiarissima. L’anno prossimo si chiude bottega perché il sindaco non potrà ricandidarsi e il terrore dei superburocrati comunali di rimanere impigliati nella rete della magistratura contabile è palpabile. Da loro arriva il blocco della spesa – fatta eccezione per quella essenziale, la stessa misura che impose la Corte dei Conti un anno fa – la segnalazione di un’altra incongruenza: per stabilizzare i conti il Comune ha utilizzato i fondi vincolati. Vale a dire che ha stornato soldi che dovevano essere impiegati su altri fronti per pagare debiti. A livello amministrativo una irregolarità grave.

E poi c’è l’eterno flop della dismissione del patrimonio, dovevano arrivare decine di milioni: ne sono arrivati sette. Il rendiconto ora andrà sottoposto al Consiglio comunale e per il sindaco non sarà uno scoglio semplice da superare. Questa volta, non avendo de Magistris una maggioranza politica, sarà difficile racimolare i voti per far passare una manovra dove gli eletti del popolo si assumeranno responsabilità serie rispetto a quanto stabilito dalla Corte dei Conti. E dalla Corte Costituzionale, che in una delle sue sentenze più importanti degli ultimi anni, a proposito dei debiti degli enti locali ha ammonito asserendo che è un reato grave scaricare sulle future generazioni i debiti. E il Comune il suo lo ha spalmato sulla bellezza di 30 anni.

Senza andare troppo nel tecnicismo Palazzo San Giacomo – dopo la sentenza della Corte Costituzionale di inizio anno con la quale è stato stabilito che il debito è di 2,7 miliardi e non di un 1,7 come ha conteggiato il Municipio napoletano fin dal 2015 – si è trovato di fronte a un mostruoso extra deficit da tamponare in maniera retroattiva, cioè rifare i conti a partire dal 2015 e ricalcolare la rata del pagamento del debito spalmato su 30 anni. Di qui la sforbiciata da 75 milioni. Quaranta appunto sul “fabbisogno del personale” e 35 presi per la mancata vendita della rete del gas slittata all’anno prossimo. Scrive la dirigente del servizio rendicontazione e programmazione Claudia Gargiulo, ex dirigente del comune di Marano finito in dissesto finanziario, che «la gestione finanziaria del 2019 non ha prodotto risorse sufficienti per colmare il disavanzo dell’anno di gestione 2019 e non ha consentito ancora di raggiungere il reale equilibrio di cassa visto che non sono state reintegrate le entrate vincolate utilizzate in termini di cassa per il finanziamento di spese correnti».
Ancora più duro lo stop del ragioniere generale Raffaele Grimaldi il quale scrive che «l’obiettivo di recupero del disavanzo» fissato dall’amministrazione in 81 milioni «è stato raggiunto solo parzialmente per circa 7,3 milioni principalmente per effetto della mancata realizzazione delle alienazioni patrimoniali programmate per l’annualità 2019». Vale la pena sottolineare ancora che l’anno scorso per la vendita di immobili Panini aveva fissato entrate per 81 milioni mentre sono arrivati nelle casse del Comune solo 7,3 milioni. Quindi mette nel mirino la riscossione dove gli indici sono molto bassi. Per esempio la Tari – ovvero la tassa per la raccolta dei rifiuti – ha un indice di evasione pari al 50%, vale a dire che un napoletano su due non la paga. Per essere più chiari, di questo 50% di evasori il 60% è costituto da utenze commerciali e la restante parte da utenze familiari. Infine Grimaldi chiude la cassaforte del Comune e blocca la spesa: «Si rende necessario – scrive nel parere allegato alla delibera – limitare l’assunzione delle spese correnti a quelle obbligatorie per legge, o ordinate da provvedimenti giurisdizionali esecutivi la cui mancata assunzione porterebbe a danni gravi e certi per l’ente».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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