Condannato Tartaglia: riciclò i soldi dei Polverino in una banca svizzera

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Condannato il riciclatore del clan Polverino. I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Napoli hanno condannato Eduardo Tartaglia (nella foto al centro) a sette anni e otto mesi di reclusione. Tartaglia era accusato, tra l’altro, di aver riciclato presso la banca svizzera Hottinger sette milioni di euro che il clan Polverino aveva ricavato dalla realizzazione del centro commerciale Ipercoop di Quarto. Condannato invece a sette anni e un mese di reclusione il broker svizzero Rocco Zullino, socio di Tartaglia.

Per entrambi è stata esclusa l’aggravante mafiosa. Tartaglia e Zullino erano accusati di riciclaggio, truffa e appropriazione indebita. L’indagine della Procura di Napoli era partita molti anni fa, quando il collaboratore di giustizia Roberto Perrone, esponente di punta dei Polverino, svelò ai magistrati le trame di un intreccio in cui all’epoca fu tirato in ballo anche un prefetto, Franco La Motta, cugino di Tartaglia. La Motta, finito poi sotto inchiesta per due vicende (una riguardava la sparizione di fondi del Viminale), era un alto dirigente del Ministero dell’Interno ed ex vice direttore dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna. Accuse di associazione mafiosa e riciclaggio che poi caddero in una fase successiva.

I magistrati napoletani, in collaborazione con i colleghi di Lugano, sequestrarono in quel periodo la documentazione che consentì poi di individuare molti titolari dei conti cifrati aperti nel territorio elvetico dagli investitori che si erano rivolti a Tartaglia. Tra questi figuravano non solo noti professionisti napoletani, ma anche Castrese Paragliola, cognato di Perrone, e Nicola Imbriani, entrambi esponenti del clan un tempo egemone a Marano e a Quarto. “Tartaglia era la persona che si occupava di operazioni finanziarie e di trasferimento di valuta all’estero per numerose persone e ai massimi livelli – riferì ai magistrati della Dda di Napoli il pentito Roberto Perrone – E per come mi diceva Nicola Imbriani godeva in questa attività delle coperture assicurategli dal prefetto La Motta. Tramite La Motta, che è il cugino di Tartaglia, ci informava anche delle indagini sul nostro conto”.

Il collaboratore, durante le fasi delle indagini, fece riferimento anche una trattativa che, nel 2007, sarebbe stata avviata da Imbriani e da Paragliola “per l’acquisto di una caserma che, in pratica, era l’arsenale dismesso della marina militare di La Spezia. L’operazione – sempre secondo il racconto di Perrone – era finalizzata al cambio di destinazione d’uso e alla successiva costruzione di numerosi appartamenti o addirittura di una struttura alberghiera”. Perrone riferì inoltre che Imbriani gli aveva parlato del ruolo a suo dire determinante del prefetto per fermare le indagini relative alla vicenda Ipercoop di Quarto e mettere i bastoni tra le ruote al pm che se ne occupava. Ipotesi investigative, queste ultime, che non trovarono poi gli adeguati riscontri.

Nell’elenco dei condannati (a un anno di reclusione, pena sospesa) figura anche il banchiere Klaus George Bherend. Tartaglia era notissimo nel mondo della finanza napoletana. In alcune foto è immortalato anche con alcuni calciatori del Napoli e influenti personalità della Chiesa.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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