Marano, parla l’ex dirigente comunale De Biase. “Io uomo di potere in municipio? No, ho pagato perché ho detto no a certe situazioni”. Le stabilizzazioni, i concorsi e quegli “inspiegabili” spostamenti

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Ha sfruttato quota 100 per dire addio al Comune, presso il quale ha lavorato per circa 30 anni. Luigi De Biase, per anni a capo dell’area amministrativa dell’Ente, memoria storica del municipio, è finito più volte sotto i riflettori negli ultimi tempi: rinviato a giudizio per una vicenda relativa alle regionali del 2015 (la sua posizione è stata poi stralciata) e sospeso dal lavoro (a tempo indeterminato) con una procedura che lo stesso ex dirigente ha sempre bollato come “illegittima”. Negli ultimi mesi, soprattutto a mezzo social, De Biase ha manifestato tutta la sua amarezza per le vicende che lo hanno spinto al pensionamento anticipato. Abbiamo ritenuto, pertanto, opportuno intervistarlo per provare a fare luce su alcuni aspetti della vita amministrativa del Comune di Marano.

Dottor De Biase, da dove iniziamo?

“Faccio innanzitutto una premessa: ho accettato questa intervista perché bisogna darle atto che il suo giornale è stato, in questi ultimi anni, una delle poche voci veramente critiche ed imparziali del territorio, ma anche perché credo che questo suo impegno, anche coraggioso, sia mosso da un profondo amore per la città di Marano, lo stesso amore e senso di giustizia che in fin dei conti ha ispirato la mia trentennale attività amministrativa, che pure spesso ha comportato il mio isolamento in un contesto non proprio semplice e in una realtà difficile come quella della nostra città”.

Lei, a torto o a ragione, è stato ritenuto un “potere forte” del municipio. Ma nella sua premessa parla di “isolamento”. Si spieghi meglio.

“Nel corso degli anni si sono verificati diversi episodi che non posso dimenticare e che lasciano perlomeno perplessi, ma oggi posso darmi una spiegazione con il fatto che, probabilmente, sono stato una persona che, pur commettendo degli errori, non ha mai consentito che altri potessero dettare al posto mio percorsi amministrativi diversi da quelli da me ipotizzati. A volte penso di aver pagato alla fine o per cose da me non fatte o per cose che mi si imputa di aver fatto nel passato”.

Entriamo nel dettaglio, se vuole.                                                                                                                                                                                                                    “Devo necessariamente partire dall’anno 2001, anno delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. Nella mia funzione di vicesegretario generale del Comune vengo tirato in ballo nell’episodio della esclusione della lista di Forza Italia, essendo stato il funzionario che aveva  autenticato le firme dei presentatori della lista collegata al candidato Sindaco di quel partito. In pratica su tale lista vennero rilevate delle irregolarità nella presentazione. In tale occasione, dopo un inutile tentativo di farmi rivedere la mia posizione assunta in tal senso, un personaggio politico di tale componente mi disse che un giorno avrei potuto pagare per questa mia mancata disponibilità. Devo inoltre sottolineare che subito dopo le elezioni fui spostato, senza alcun motivo plausibile, dal ruolo di responsabile del settore Affari generali dal quale dipendeva il servizio del personale a quello di responsabile del settore demografico, settore sicuramente di minore rilevanza gestionale. Ed esattamente dopo un anno fui riportato alla responsabilità del settore Affari Generali. In quel periodo sono state gestite alcune assunzioni di dipendenti, allorquando il Comune aderì al progetto Ripam gestito dal Formez”.

Dopo il 2001 cosa è accaduto?

“Altra situazione che non posso non considerare è quella dove fui, ancora una volta, spogliato della responsabilità del servizio del personale nel periodo tra giugno e luglio 2010; in quel periodo si discuteva della stabilizzazione di due dipendenti assunti ex art. 110 del TUEL 267/2000, per le quali a più riprese mi ero espresso per la loro impossibile attuazione. Vi fu un periodo di grosse tensioni con l’Amministrazione comunale che culminarono anche con la mia sospensione per circa 6 mesi dalle funzioni dirigenziali. Rimasi comunque sempre fermo sulla mia posizione che ritenevo fosse quella giusta; qualcuno mi disse, tra il serio e il faceto, che per questo mio atteggiamento nel tempo l’avrei potuta pagare. La responsabilità del servizio del personale passò ad altro dirigente ed i due dipendenti furono stabilizzati il 31/12/2010. Inoltre devo necessariamente mettere in evidenza che, dopo una tormentone durato ben 5 anni e dopo che le prove scritte del concorso a numero 2 posti di dirigenti a tempo indeterminato, al quale avevo partecipato per la quota del 50% dei posti riservato ai dipendenti interni, che si erano svolte ben due anni prima, e dopo che la prova orale si era svolta a marzo 2010, solo nel mese di dicembre (31/12/2010) e solo dopo l’assunzione dei due stabilizzati citati in precedenza, il mio contratto a tempo determinato venne trasformato a tempo indeterminato. Mi venne riconferita la responsabilità del servizio del personale, ma ricordo anche che in quel periodo avevo anche segnalato la incompatibilità di un dirigente dell’area tecnica”.

Ci sono altri episodi che ricorda?

“In ultimo non posso non evidenziare che, dopo aver subito un assurdo procedimento disciplinare con il quale mi veniva contestato di non aver attivato un procedimento disciplinare nei confronti di una dipendente che aveva nel proprio fascicolo un diploma sul quale risultava alterata la data di conseguimento (in realtà tutta la documentazione relativa alla dipendente era stata da me formalmente trasmessa alla segretaria comunale ben 8 mesi prima, che a sua volta l’aveva trasmessa alla commissione di accesso, per cui lei aveva piena cognizione di tutto), nel mese di marzo 2017, con un mio ordine di servizio, inviato per conoscenza anche alla commissione straordinaria, quale dirigente dell’Area  Amministrativa, quindi perfettamente nell’ambito delle proprie potestà gestionali, incaricavo l’ufficio del personale di controllare tutti i fascicoli dei dipendenti comunali, nonché di verificare ancora la regolarità formale di due stabilizzazioni di dipendenti inquadrati inizialmente con incarichi ex art. 110 Tuel 267/2000, avvenuta nel dicembre 2010. Tutto ciò faceva scaturire momenti di grosso attrito con la commissione straordinaria ed anche in questa occasione mi veniva tolta la responsabilità del servizio del personale a sua volta affidata ad altro dirigente. Posso affermare con assoluta certezza che da quel momento ho cominciato a vivere momenti di grande difficoltà”.

Lei non li ha citati direttamente, ma i riferimenti sono chiari: ha fatto cenno alle stabilizzazioni dei dipendenti Di Grezia e Scotto (oggi non più in municipio) e al licenziamento della dipendente Veccia.  Ci sono altri episodi più recenti che vuole sottolineare?

“E’ storia attuale la mia assurda sospensione dal servizio, “sine die”, per aver subito un provvedimento giudiziario di rinvio a giudizio per voto di scambio, unico dipendente sospeso, per una ipotesi di reato non commesso nell’espletamento delle proprie funzioni istituzionali ma da semplice cittadino. Tra l’altro il reato non era di difficile individuazione e per il quale non è prevista per un dipendente pubblico neppure  alcuna sanzione disciplinare. E’ a dir poco sconcertante. Non vengo sospeso per una sanzione disciplinare, ma solo per un  provvedimento cautelativo. E’ stato attuato un trattamento discriminatorio nei miei confronti, con la mia sospensione si è tentato di mascherare il trattamento di favore utilizzato per altri dipendenti colpiti della medesima ipotesi di reato, che pur rivestivano un ruolo di vertice nell’apparato burocratico dell’Ente e nonostante il rinvio a giudizio sono stati premiati. Per altri ancora ci si è comportati come nulla fosse successo. La tesi che io occupavo un ruolo dirigenziale per cui la sanzione doveva essere esemplare è del tutto infondata, tenuto conto che i due contatti di lavoro, quello di dirigente e quello delle funzioni locali, prevedono lo stesso trattamento. Non posso non evidenziare il possibile dolo compiuto con provvedimenti di favoritismo, la presenza di una commissione straordinaria che avrebbe dovuto garantire il rispetto della legalità, ha di fatto coperto di impunità gli esecutori di evidenti discriminazioni. Tutto ciò è stato denunciato nelle sedi opportune, ma tutto tace. Colpevoli sono anche i silenzi dopo la produzione di istanze e richieste che sono rimaste lettera morta. Attendo ora solo con fiducia il pronunciamento del competente Tribunale”.

Non è stato tenero nemmeno con l’amministrazione in carica.

Anche i silenzi rispetto al provvedimento di stralcio della mia posizione nel processo penale, avvenuta di recente, appare del tutto assurda. Nessuno provvede a rendere giustizia e darmi quanto ingiustamente mi è stato tolto, nessuna risposta  sebbene compulsati, evidentemente si ritiene di comportarsi in modo così assurdo per aver osato di deferire all’ordine professionale e denunciare alla Procura della Repubblica l’avvocato convenzionato dell’Ente, per il fatto di farsi assegnare le spese di soccombenza nei giudizi del Comune. Ho denunciato per aver ricevuto una ingiunzione di pagamento da parte di questo avvocato, quando poi io vanto notevoli crediti dal comune proprio per spese legali. Il tutto è avvenuto con la complicità colpevole dell’amministrazione comunale, che ha prodotto atti non del tutto lineari;  la mia denuncia è stata subito archiviata, ma ho fatto opposizione all’archiviazione chiedendo di essere ascoltato dal Magistrato; anche su tale versante aspetto con fiducia”.

Esperienze che l’hanno spinta ad abbandonare anzitempo il municipio?

“Visto tutto quello che si è verificato ho deciso di sfruttare la cosiddetta quota 100 e ho chiesto di andare in pensione, prima del previsto. Di fatto, quindi, sono stato costretto ad andare via in quanto l’ambiente dove ho lavorato per ben trenta anni mi è sembrato solo ostile per cui non mi ci sarei più ritrovato. Dal primo agosto infatti sono in pensione e da semplice cittadino mi prodigherò affinchè la giustizia e la verità trionfi. Ho sempre lavorato per l’interesse pubblico e mai sono stato autore di atti o fatti che potessero ledere sia persone che il bene comune. Ho sempre ispirato il mio comportamento istituzionale alla massima correttezza e per questo sono sereno e confido nel doveroso lavoro della magistratura inquirente e giudicante, verso cui nutro piena e assoluta fiducia. Sono sempre più consapevole che in tutto quello che è successo vi sia stata una regia occulta, ma non provo sinceramente sentimenti di rancore nei confronti di nessuno e ai miei detrattori auguro tanta serenità. Ho l’obbligo morale, però, di combattere fin quando ne avrò la forza per far in modo che la verità venga fuori: devo farlo per la mia dignità ferita, per la mia onorabilità calpestata ma anche e soprattutto per la dignità dei miei figli e per rendere onore alla memoria di chi purtroppo non è più al mio fianco. Sono stato definito un uomo di potere. Penso, e i fatti accaduti nel corso degli anni me lo confermano, di essere stato un uomo di potere di un bel niente. Se lo fossi stato non si sarebbero verificate tante vicissitudini, tante tensioni nel corso dei miei trenta anni trascorsi in questo Comune, molti episodi che non mi consentivano di essere sereno e che mi toglievano la tranquillità, facendomi agire  spesso con troppa  determinazione e molte volte con durezza, ecco perché spesso risultavo non gradito. Uno che non ha mai gestito opere pubbliche, appalti milionari, lottizzazioni, tributi e chi ne ha più ne metta, che uomo di potere è? Ho gestito la materia del personale, fin quando  mi si consentivano di farlo. Quando poi non conveniva venivo spostato ad altri incarichi. Ma questo per me non è mai stato un problema, per me un posto vale l’altro.  Ho praticamente svolto tutte le funzioni all’interno dell’Ente, in ultimo mi fu quasi imposto, non essendoci in quel momento  alternative  e pur non essendo un tecnico, di dirigere per un anno anche l’area lavori pubblici. Ho dovuto persino, per ben due anni, assumere la responsabilità della Polizia Municipale, pur non avendo la qualifica specifica e pur avendolo a più riprese segnalato. Vi sono stati momenti in cui ero l’unico dirigente in servizio per cui tutto il peso della responsabilità ricadeva su di me. Alla fine sono stato accusato di voler stare sempre al centro dell’attenzione. Ma la realtà è un’altra e cioè, mentre gli altri scappavano, segretari comunali in primis, sfuggivano alle responsabilità, io per senso di appartenenza e di responsabilità sono stato sempre presente. Ho sempre cercato di fare per il meglio e garantire l’interesse del Comune.  Non ho difficoltà ad affermare che sono stato un dirigente diverso dagli altri, sempre disponibile con tutti   la porta del mio ufficio sempre aperta a tutti; altri facevano valere la propria autorità , io mai”.

E’ una difesa ad ampio raggio la sua, non vi è alcun spazio per qualche mea culpa?

“Ho commesso sicuramente anche degli errori, perché chi non opera non sbaglia, infatti sono sempre stato un uomo del fare, sono sempre stato pronto a dare il contributo professionale a tutte le amministrazioni che si sono succedute negli anni, basandomi sul principio della salvaguardia del bene comune, ma non ho mai avuto difficoltà a non fare cose impossibili. Devo ammettere che spesso ho fatto da scudo ai politici di turno senza però avere mai avuto, e lo dico senza ombra di smentita, né padrini né padroni: sono sempre appartenuto solo a me stesso. Il mio carattere, la mia indipendenza hanno dato fastidio, forse non è stato gradito da tutti ma di questo non posso che esserne orgoglioso. Ora che sono fuori dal Comune, ho solo tanta bisogno di ritrovare quella serenità  smarrita  per le tante vicende che mi hanno colpito nel corso di questi ultimi due anni”.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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