Nel 1962 l’allora sindaco di Napoli, Achille Lauro, fu fatto fuori da sette consiglieri monarchici che passarono nelle file democristiane. Il direttore del “Roma”, Alberto Giovannini, sparò con violenza sui voltabandiera, fustigandoli di epiteti in uno storico articolo dal titolo “I sette puttani”, che sarà ripreso da tutta la stampa italiana con eco anche all’estero. Sono parole di fuoco pure contro un modo di comportarsi che umilia il sistema democratico relegandolo a “regime dei peggiori”, quando avalla e incoraggia il trasformismo dei traditori, destinati in consiglio comunale a rappresentare poco più di un numero, come quello portato dagli ergastolani e come questi condannati a vivere nell’ombra. Con la crisi della politica si aprì una fase terribile dal punto di vista urbanistico per Napoli: fu completata la saturazione del Vomero e dell’Arenella, si pose mano alla cementificazione dei Colli Aminei, si autorizzava lo scempio del centro storico. Anche a Sant’Antimo, a seguito della perdurante crisi delle istituzioni locali, dell’assenza di un nuovo piano urbanistico, da approvare entro la fine dell’anno (salvo ulteriori proroghe) e alla luce dei mille cavilli normativi che fanno il gioco di privati e palazzinari, il cemento abbonda.
Insomma, il Municipio non sempre è la casa di tutti, ma spesso di coloro a cui non mancano modi e mezzi per ottenere ciò che vogliono. Agli inizi di luglio, ad esempio, si è aperta una fase delicata per l’Amministrazione Russo: c’è da votare il riassestamento del bilancio a fine luglio, c’è da attendere il lavoro dei commissari che potrebbe decretare lo scioglimento della amministrazione per infiltrazione camorristica, c’è il ricorso al Tar presentato dalla opposizione sulla delibera di consiglio comunale di approvazione del bilancio di previsione, c’è soprattutto la mozione di sfiducia dell’attuale presidente del Consiglio per garantire il rispetto del famoso patto carbonaro, in quanto una eventuale mancata elezione del consigliere D’Antonio a Presidente del Consiglio comunale potrebbe legittimare il gruppo misto a staccare la spina all’amministrazione Russo.
In un tale contesto, non solo si registrano continui cambi di casacca, ma non mancano incarichi e permessi a costruire, alcuni dei quali fanno sorgere dubbi, sospetti e domande. Ad esempio, ad inizio luglio, è stato rilasciato un permesso a costruire al padre della consigliera Ferriero del Cdu, Amodio Ferriero, parente dell’ex ras del clan Puca, Amodio Ferriero, ora agli arresti dopo un periodo di latitanza. Il permesso a costruire viene rilasciato dall’ingegnere Massimo Puca, responsabile dell’edilizia provata del Comune di Sant’Antimo. Amodio Ferriero fu sottoposto nel 2009 a procedimento penale, perché in qualità di proprietario e committente, eseguiva in difformità del prescritto permesso di costruire alla via Scarlatti, la realizzazione di un sottotetto praticabile, ma non abitabile, trasformando detto piano in due distinte unità abitative mediante la modifica delle chiusure esterne, nonché la realizzazione di tramezzature interne e servizi.
Inoltre, veniva accertato nel giugno del 2009 che erano stati eseguiti i lavori in zona sismica, omettendo di depositare, prima dell’inizio dei lavori gli atti progettuali presso il competente Ufficio e senza la preventiva autorizzazione dell’Ufficio Tecnico della Regione. Nel 2015 il giudice, dottor Casella, del Tribunale di Napoli dichiarava con sentenza il non doversi procedere nei confronti del signor Ferriero per intervenuta prescrizione dei reati ascritti e ordinava il dissequestro e la restituzione dell’immobile.
A questo punto è necessario formulare alcune domande e porsi dei legittimi interrogativi: 1) La documentazione relativa al procedimento penale del signor Amodio Ferriero è agli atti dell’Ufficio tecnico del Comune? Il responsabile, ingegner Massimo Puca, ne era a conoscenza?
2) In considerazione di questa vicenda, è legittimo tale permesso a costruire rilasciato in base alla legge regionale 15/2000? Sul punto, va evidenziato un ulteriore aspetto: negli anni l’ingegner Claudio Valentino, da responsabile dell’ufficio tecnico, ha denunciato situazioni anomale, a prescindere dalla loro rilevanza penale, in cui venivano coinvolti politici, professionisti e soggetti legati ad esponenti della criminalità organizzata. Le risposte forse non giungeranno, ma quanto meno i lettori potranno farsi un’idea e l’opposizione trovare un nuovo tema su cui esercitare le proprie funzioni di rappresentanza e di controllo politico e amministrativo.
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