Cibo scaduto nei piatto di bambini di 3, al massimo 4 anni. Accade alla scuola materna “Aldo Moro” di Afragola, comune già terra di stese e di proclami di liberalizzazione da ogni male da parte del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Non che ci siano paragoni è chiaro, ma l’idea che bimbi così piccoli siano esposti ai rischi di cibo avariato da mesi, è grave, fuori da ogni dubbio.
Ad accorgersi che le buste di cibo preconfezionate, nello specifico fesa di tacchino, portassero come data di scadenza lo scorso 8 gennaio, ossia più di un mese fa e come data di confezionamento il 10 ottobre del 2018, sono state le stesse maestre che hanno subito allertato la dirigente scolastica, la Dr.ssa Rosalba Sorrentino, che a sua volta ha inviato subito una PEC al comune afragolese, guidato dallo scorso giugno da Claudio Grillo, in forza al Centro destra. Da qui l’incontro-lampo già nel tardo pomeriggio con l’assessore competente Cristina Acri, che a sua volta ha inviato, tramite gli uffici competenti, una mail PEC di contestazione all’ATI che si occupa del fornitura del servizio per ben quattro scuole, ossia la Capital-Vegezio, dalla quale ora si attendono le controrepliche. Contemporaneamente, l’assessore ha assicurato di aver allertato anche l’ASL: “Ci siamo insediati solo da qualche mese”, ha specificato la Acri, “questa ATI era già in essere con la scorsa amministrazione perché vincitrice di un bando di gara della durata di tre anni e dunque fino al 2020. E comunque siamo anche noi parte lesa”, ci tiene a precisare, “e siamo dalla parte dei bambini e della legalità, attenendoci al capitolato di una gara regolarmente vinta”.
Ma chi è che controlla che effettivamente tutto quanto sia somministrato ai bimbi sia genuino e soprattutto non scaduto? In realtà al Comune di Afragola ci sono ben due figure preposte: il Rup, Responsabile Unico di Procedura e il Dec, Direttore esecuzione contratto, che a campione fanno dei controlli nei vari istituti serviti. Insomma i controlli ci sono o almeno dovrebbero esserci, eppure, a voler fare un passo indietro, e nemmeno troppo indietro, a novembre scorso, spostandosi di scuola, (ovvero la Marconi) ma restando naturalmente nello stesso Comune di Afragola, si scopre che la stessa ATI era già stata protagonista di un altro episodio altrettanto assurdo: blatte nei piatti. Anche allora ci fu la segnalazione della scuola al Comune di Afragola e da questi all’ASL che però, secondo quanto racconta sempre la Acri, non ritenne necessaria la sospensione del servizio. Il Comune in quella occasione sanzionò l’ATI. Ora la stessa amministrazione promette di essere pronta a interrompere il servizio, nelle more del parere dell’ASL.
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